“Lai”, cioè lamentazioni. È termine a cui fa ricorso Dante nella Commedia per designare l’insistente monotono e sconsolante verso di certi volatili; termine che Giovanni Testori ha fatto suo per dare il titolo all’ultima opera, pubblicata postuma nel 1994. Nei Tre lai Testori non preleva solo la parola chiave da Dante, ma si lascia ispirare anche nel concepire una struttura mutuata dalle cantiche della Commedia: le tre lamentazioni sviluppano infatti un percorso, Inferno, Purgatorio, Paradiso. All’Inferno è Cleopatra/Cleopatràs, nel Purgatorio Erodiade/Erodiàs e in Paradiso Maria/Mater strangosciàs.
La lamentazione di tutte è sul corpo del rispettivo amato, ma mentre Cleopatràs è obbligatoriamente isolata nel suo destino di condanna, le altre due figure invece sono legate, in quanto Erodiàs chiude il suo lamento disponendosi all’attesa della catarsi che verrà dalle parole della Mater strangosciàs. Per questo le due lamentazioni costituiscono un’unità drammaturgicamente quasi inscindibile. Ed è così che Anna Della Rosa li sta proponendo in questi giorni al Piccolo Teatro di Milano, a conclusione di una lunga tournée che le ha regalato il prestigioso premio della Critica Eleonora Duse come miglior attrice teatrale italiana del 2024.
Lo spettacolo è frutto, però, di un percorso del tutto inedito ed esemplare. Infatti Anna Della Rosa è destinataria di un passaggio di consegne da parte dell’attore che per primo aveva portato in scena il testo di Testori negli anni 90, cioè Sandro Lombardi, uno dei grandi maestri del teatro italiano. Lombardi ha voluto “regalare” i segreti di quella sua interpretazione storica e pluripremiata all’attrice milanese, in una sorta di passaggio di saperi che ricorda le modalità perdute delle antiche compagnie di giro.
Alla generosità del maestro Anna Della Rosa ha risposto con la dedizione propria di un’allieva strabiliante. Ha seguito e poi fatto suo il dettato di Lombardi nell’approcciare queste due lamentazioni, con le loro continue transizioni dal dolore alla comicità, dalla passione allo struggimento. Erodiade chiude il suo monologo impudente e disperato dando ascolto al suggerimento che le arriva dall’amato Battista: “aspetta”, non dare per finita la tua storia.
L’“aspetta” le viene suggerito pensando alla lamentazione che segue, quella della Mater, che piange il Figlio ma dal Figlio riceve anche la rivelazione di cosa sia, nella sua concretezza, la resurrezione. È uno dei momenti più alti e toccanti di tutta l’opera di Testori, che Della Rosa restituisce al pubblico sedendosi in proscenio, con la naturalezza innamorata di una mamma investita dall’illuminazione ricevuta dal Figlio. Il finale è nel segno del passaggio di consegne dal teatro alla vita: con tenerezza l’attrice chiama la chiusura del sipario, in quanto il compito del teatro è stato assolto. Ma era anche il sipario che si stava chiudendo sulla vita di Testori, e lui lo sapeva.
Lo spettacolo è al Piccolo fino a domenica 25. Sabato 24 lo spettacolo sarà preceduto dal primo dei Lai, la Cleopatràs in forma di lettura concertistica.
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