Negli USA è boom di prescrizioni di testosterone: a cosa serve e quali sono i rischi di un eccessivo dosaggio in pazienti che non soffrono di ipogonadismo
In una società che si affida sempre di più alle cure “fai da te”, ai consigli dei sedicenti esperti di TikTok e alle diagnosi fatte grazie a Google, era immaginabile che il testosterone diventasse uno dei farmaci maggiormente richiesti con una crescita impressionante di prescrizioni specialmente negli USA e il fiorire di sempre più pseudo cliniche private che promettono risultati miracolosi con un semplicissimo e comodo (oltre che costoso) abbonamento mensile.
Facendo prima di tutto un passo indietro, va certamente detto che la crescita di prescrizioni di testosterone – lo ripetiamo, negli USA – risponde ampiamente agli studi che dimostrano che oggi mediamente l’ormone tipico degli uomini si è abbondantemente ridotto rispetto a solo una decina di anni fa: un problema legato agli elevati tassi di diabete, all’obesità, al maggiore uso di oppiacei di vario tipo e anche agli inquinanti ambientali.
Seppur la carenza di testosterone possa sembrare un problema da poco, secondo uno studio del Baylor College of Medicine di Houston circa il 92% degli uomini affetti da ipogonadismo (appunto, la carenza di testosterone naturalmente prodotto dall’organismo) soffre anche di depressione, sbalzi d’umore, scadente qualità del sonno, scarsa libido e – con una sorta di “cane che si morde la coda” – più facile propensione all’obesità.
Il boom di prescrizioni di testosterone negli USA: quali sono i rischi della medicina “fai da te”
Seppur sia un argomento del quale si parla poco e nulla a livello sociale sui media cosiddetti “mainstream”, al contempo si sono moltiplicati i video sulle piattaforme social che parlano degli effetti dell’ipogonadismo e che – soprattutto – promuovono terapie a base di iniezioni di testosterone: non a caso secondo l’Economist nel 2024 negli USA erano più di 11 milioni le prescrizioni mediche di questo tipo di terapie, cresciute rapidamente rispetto alle 7,3 milioni del 2019; il tutto largamente incentrato in Texas che nel primo trimestre dello scorso anno ha registrato dati sulle prescrizioni superiori all’intero 2021.
Ma se da un lato è certamente positivo che i social stiano contribuendo ad abbattere quello “stigma” che caratterizza la carenza di testosterone (con molti uomini che si sentono evirati a trattare l’argomento) e fermo restando che una terapia ormonale può risolvere tutti quei sintomi che elencavamo poche righe fa; al contempo non si può ignorare il fiorire di cliniche private che spesso lavorano al di fuori dei dettami medici e scientifici.

Tantissimi – riferisce sempre l’Economist – i casi di eccessiva assunzione di testosterone spinti da promesse miracolose sui social e nelle cliniche private, alimentati anche dal ministro della Salute statunitense – il controverso Kennedy Jr – che intende inserire le iniezioni in una sorte di protocollo federale “anti-invecchiamento”: gli effetti collaterali sono (fortunatamente) piuttosto rari, ma vertono quasi sempre attorno a un maggiore rischio di infertilità per il paziente che ne abusa; spesso, peraltro, irreversibile.
