La pandemia aveva determinato una riduzione delle visite e degli accertamenti medici. Dopo però i due anni di stop, nel periodo clou dell’emergenza sanitaria, le prestazioni sanitarie sono riprese, e con esse anche i proventi dei ticket. Le spese si attestano intorno ai 2,5 miliardi se sommiamo quanto gli italiani spendono in farmaci, pronto soccorso e visite ambulatoriali specialistiche. Questa la cifra raccolta con riferimento al 2022. E secondo i dati riportati da Quotidiano Sanità, secondo il quale ci sarebbe stato un aumento del 4% rispetto al 2021, e del 10% rispetto al 2020.
Insomma, quello che è emerso è un vero e proprio salasso per gli italiani, già duramente colpiti dal Covid e, immediatamente dopo, dalla crisi e dal caro vita, tutt’oggi ancora pesanti sulle famiglie. Se poi aggiungiamo le tempistiche entro cui aspettare una visita specialistica quello che vediamo delineato è un servizio sanitario nazionale che fa acqua da tutte le parti, e che non sembra voler andare incontro ai cittadini.
TICKET: DIFFERENZE TRA REGIONI
I costi legati al ticket sanitario sono ancora differenti tra regioni. Il report fornito dalla tabella resa nota dalla Corte dei Conti sui dati condivisi tra Ministero della Salute e AIFA mostrano un contributo molto limitato dei ticket sul Pronto soccorso in tutte le regioni d’Italia, mentre dei 30,5 milioni incassati poco meno del 60 per cento è riconducibile anche nel 2022 a due regioni, Veneto ed Emilia-Romagna, che contano per il 16 per cento della popolazione.
Il quadro è completato dagli introiti dei farmaci che, incassati al momento della fornitura della prestazione, vanno in riduzione di quanto dovuto dalla regione per la farmaceutica convenzionata. I costi sono più alti per quanto riguarda le regioni a statuto ordinario. La situazione sarà adeguata solo a partire dal 1 gennaio 2024, quando i costi saranno adeguati in tutte le regioni senza più differenze.