Dalle previsioni economiche di primavera della Commissione europea emerge un quadro in chiaroscuro. Da una parte, infatti, Valdis Dombrovskis ha evidenziato la capacità di resilienza dell’economia europea nonostante le incertezze e le tensioni internazionali legate alle politiche commerciali della Casa Bianca. Dall’altra, non viene nascosto il timore che le produzioni europee possano essere spiazzate da quelle cinesi che potrebbero essere deviate verso l’Europa nel caso non trovassero spazio negli Stati Uniti.
Nel Consiglio direttivo della Bce, intanto, l’attesa sull’esito dei negoziati tra Washington e Bruxelles sui dazi crea non pochi problemi in vista della riunione del 5 giugno. L’olandese Klaas Knot non esclude che possa esserci un nuovo taglio dei tassi, mentre la tedesca Isabel Schnabel ritiene sarebbe meglio interrompere l’allentamento della politica monetaria. Abbiamo fatto il punto con Luigi Campiglio, Professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano.
Professore, i dubbi tra i membri del Consiglio direttivo della Bce riguardano principalmente l’andamento dell’inflazione. Cosa ne pensa?
In effetti, tanto più in una situazione come quella attuale in cui permane l’ombra dei dazi, è difficile capire quali evoluzione potranno avere i prezzi dei singoli prodotti e, conseguentemente, che andamento potrebbe avere l’intero indice dei prezzi.
A suo parere, cosa sarebbe opportuno fare riguardo i tassi di interesse nella prossima riunione della Bce in programma il 5 giugno?
La scelta più cautelativa sarebbe quella di lasciarli invariati. Sappiamo, però, quanto anche può essere importante una riduzione dei tassi per l’attività economica, tanto più in una fase in cui si è consolidata un’aspettativa di proseguimento dell’allentamento della politica monetaria. Dunque, una riduzione dei tassi dello 0,25% ci potrebbe anche stare.
Anche se la Fed appare orientata a lasciare ancora i tassi invariati?
Sì. In questo momento, a maggior ragione con il permanere dell’ombra dei dazi, l’economia americana e quella europea si trovano in una situazione diversa, quindi è normale che le politiche attuate dalle Banche centrali possano divergere.
Quanto è concreto il rischio che le merci cinesi, anche senza tariffe particolarmente elevate da parte degli Stati Uniti, possano essere dirottate verso l’Ue e mettere fuori mercato alcune produzioni europee?
Il rischio c’è, soprattutto per i beni di bassa gamma. In Italia, come in altri Paesi europei, tuttavia, le produzioni sono perlopiù di gamma medio-alta, dunque non vedo pericoli eccessivi nel breve periodo.
E nel medio-lungo?
Se dovesse cristallizzarsi una situazione di questo genere e, soprattutto, non dovesse crescere il potere d’acquisto dei consumatori europei, i rischi per le produzioni europee aumenterebbero, soprattutto se al contempo dovessero tornare in vigore i dazi americani sui beni Ue.
La Commissione non rischia, quindi, di prendere sottogamba la situazione parlando di resilienza dell’economia europea e non facendo nulla per sostenerla?
La risposta è sì. Se c’è una cosa che avremmo dovuto imparare in questi primi mesi dell’anno è che il rischio si riesce bene o male a gestire, ma l’incertezza strutturale che ormai si è creata no. Non può bastare la tregua attuale sui dazi a pensare che si sia tornati al business as usual.
Anche perché ancora non sappiamo come finirà la trattativa Ue-Usa sui dazi…
Esattamente. Di positivo c’è che un ritorno alla “normalità” è un’ipotesi plausibile, ma il punto è quando. E non si può trascurare il fatto che i repentini cambiamenti da un giorno con l’altro che ci sono stati negli ultimi tempi abbiano lasciato il segno.
E se le trattative non dovessero avere buon esito, l’Ue appare pronta ai contro-dazi, con un’escalation non positiva…
Andare verso una guerra commerciale non aiuterebbe nessuno. Vedremo come andrà.
Se le trattative con gli Usa dovessero andare bene, l’Ue dovrebbe comunque far qualcosa per la sua economia?
Penso proprio di sì. L’industria langue da troppo tempo e occorre fare qualcosa per non vederla ridimensionarsi in modo irreversibile.
(Lorenzo Torrisi)
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