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Home » Esteri » Medio Oriente » TRAGEDIA GAZA/ “L’unica salvezza per i palestinesi e che i sauditi pongano condizioni a Trump”

  • Medio Oriente
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  • Esteri

TRAGEDIA GAZA/ “L’unica salvezza per i palestinesi e che i sauditi pongano condizioni a Trump”

Int. Ugo Tramballi
Pubblicato 27 Maggio 2025
Netanyahu

Il premier di Israele Benjamin Netanyahu alla Casa Bianca (Ansa)

Trump vuole un cessate il fuoco, Israele no. E prepara l’occupazione di Gaza. Mentre la sua opinione pubblica approva l’espulsione dei palestinesi

I media arabi attribuiscono a Trump il prossimo annuncio di una tregua a Gaza. Poi tra Netanyahu, Witkoff e Hamas è un susseguirsi di speranze, conferme e smentite su una possibile intesa per un cessate il fuoco almeno temporaneo, con l’incognita dell’adesione dell’organizzazione palestinese, che secondo gli USA non avrebbe detto ancora sì.


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Per Gaza, però, rimane aperto anche lo scenario prospettato dall’IDF: due mesi per occupare il 75% della Striscia, spingendo i palestinesi nella parte restante del territorio. Gli israeliani, d’altra parte, secondo un sondaggio, sono d’accordo (82%) con l’espulsione dei palestinesi dalla Striscia.

Una percentuale, racconta Ugo Tramballi, editorialista de Il Sole 24 Ore e consigliere scientifico dell’ISPI, che di sicuro si avvicina molto al vero, confermando nella sostanza quello che pensa la maggior parte degli israeliani, non solo coloro che sostengono il governo di Netanyahu: il 53% di loro ritiene anche ammissibile che non vengano inviati aiuti alla popolazione di Gaza.


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Sky News Arabia dice che Trump potrebbe annunciare una tregua a Gaza. Si parla di un possibile cessate il fuoco di 60 giorni, con la liberazione di 10 ostaggi e l’inizio di trattative di pace nel frattempo. Ma rimane il giallo dell’adesione di Hamas, che avrebbe accettato una prima versione dell’accordo per poi accorgersi che alcune sue modifiche non sarebbero state accolte da Witkoff. Cosa sta succedendo davvero?

Trump è ignorante in politica internazionale e diplomazia: non sa cosa vuol dire una guerra. Credeva di arrivare e sistemare tutto. Invece ci sono interessi conflittuali che hanno bisogno di lunghi negoziati. Le trattative per il Vietnam e quelle che hanno portato agli accordi di Oslo sono andate avanti per anni. L’idea che circola è l’unico compromesso possibile, momentaneamente in grado di fermare il massacro di Gaza. Gli israeliani, tuttavia, hanno un altro progetto.


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Quale?

Le forze armate hanno annunciato che, tempo due mesi, occuperanno il 75% del territorio di Gaza, concentrando due milioni di palestinesi nel restante 25% della Striscia. Con la prospettiva, visto che anche in questa area tutto è distrutto, di espellerli dal territorio. Finché non c’è una vera pressione internazionale, un tentativo serio di boicottaggio nei confronti di Israele, Netanyahu e il suo governo estremista andranno avanti su questa strada.

La tregua è un’incognita, ma il futuro di Gaza lo è ancora di più: è impossibile trovare una soluzione?

A Trump non importa né di Netanyahu né dei palestinesi. Non gli interessa niente che non offra un vantaggio economico, come l’accordo sulle “terre rare” in Ucraina. L’unica speranza è che i sauditi e i Paesi del Golfo, con i quali ha firmato affari supermiliardari, minaccino di mandare a monte le intese economiche se Israele non viene spinto a una trattativa di pace. Se gli americani smettessero di fornire loro le bombe, gli israeliani non potrebbero continuare il massacro di Gaza, ma finché gli interessi di USA e Israele non si sovrapporranno, resterà tutto com’è. Trump non vuole assecondare l’annessione di Gaza e Cisgiordania, ma ci sono troppe pressioni negli Stati Uniti perché non vengano interrotti gli aiuti militari. La lobby ebraica americana è potente, tra i democratici come tra i repubblicani.

La comunità internazionale, a parte americani e arabi, può dire la sua?

A giugno, all’ONU, è prevista un’iniziativa francese e saudita, a cui si aggiungeranno altri Paesi. Si tratta di una dichiarazione nella quale si riconosce lo Stato palestinese. Sarebbe una prova di pressione molto forte nei confronti degli USA, che con Trump, finanziando Israele, mantengono la stessa linea di politica estera americana che continua da Johnson in poi.

Un sondaggio della Pennsylvania State University, riportato da Haaretz, dice che l’82% degli ebrei israeliani sostiene l’espulsione forzata dei palestinesi da Gaza. Un plebiscito. L’opinione pubblica in Israele è così radicalizzata?

Prima della guerra, quando andavo a vedere le manifestazioni contro la riforma della giustizia del governo Netanyahu, ogni tanto compariva qualche cartello in cui ci si chiedeva: “Di che giustizia e di che democrazia stiamo parlando? Non esiste una democrazia che occupa il territorio di un altro popolo”. Chi lo esibiva veniva subito allontanato dalla manifestazione. Ho provato a chiedere spiegazioni agli organizzatori della protesta; mi hanno risposto che in quel momento ci si doveva occupare d’altro, come se la democrazia israeliana, per esistere, non avesse bisogno di dare anche uno Stato ai palestinesi.

Dopo il 7 Ottobre, a maggior ragione, nessuno sembra preoccuparsi della sorte dei palestinesi?

Se non è l’82%, è sicuramente una solida maggioranza quella di chi vuole mandare via i palestinesi. La loro sorte non interessa, ci sono persone insospettabili che dicono di volerli vedere tutti morti. Anche coloro che manifestano per liberare gli ostaggi dicono, come se fosse un’iperbole, di essere disposti a una pace con Hamas, ma non perché è moralmente insopportabile quello che sta succedendo ai civili di Gaza.

Lo stesso sondaggio rivela che il 53% delle persone ritiene legittimo non far arrivare aiuti umanitari ai palestinesi.

Se si parla di quello che sta succedendo a Gaza, l’interpretazione comune è che è colpa di Hamas, che è tutta propaganda. L’altro giorno ho pubblicato un blog su questi temi con la foto di Trump nello sfarzo dell’Arabia Saudita e, sotto, di un bambino palestinese, preso di schiena, che sta morendo di fame. Mi ha colpito la risposta di una donna che mi accusava di falsificare la realtà, perché quel bambino, secondo lei, era pakistano. Ho guardato il suo profilo ed emerge che è contro Netanyahu, che vuole la liberazione degli ostaggi. Il problema è che anche chi è di sinistra, ormai, è capace di giustificare qualsiasi cosa.

Insomma, non c’è un orizzonte diverso da quello della guerra o comunque della deportazione dei palestinesi?

Non c’è nessun orizzonte positivo verso cui tendere. Non c’è proprio orizzonte. Ogni giorno si inventa qualcosa che rende impossibile qualsiasi soluzione se non quella del massacro di un popolo.

(Paolo Rossetti)

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Tags: Donald TrumpBenjamin Netanyahu

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