“When I see an adult on a bicycle, I do not despair for the future of the human race.” (H.G. Wells) Quando vedo un adulto in bicicletta non dispero sul futuro della razza umana. Un’affermazione sicuramente un po’ “forte” da parte di Horson Wells, ma che può dare l’idea dell’importanza attribuita a questo mezzo di trasporto nel mondo anglosassone. In effetti la bicicletta è un veicolo che sulle medie distanze quotidiane consente di muoversi in maniera sufficientemente rapida, silenziosa ed ecologica ma anche… pericolosa.
Sì, perché purtroppo i ciclisti sono particolarmente esposti in caso di incidente e i dati segnano un trend in costante peggioramento.
Questo ha portato il prestigioso Times a lanciare una campagna di sensibilizzazione proprio in difesa dei ciclisti e per una maggiore attenzione che gli automobilisti dovrebbero sempre avere nei confronti di quanti scelgono di muvoersi sulle due ruote.
Il Times ha quindi coinvolto personalità dello sport vincitori di medaglie d’oro olimpiche. Tutto ha preso il via da un incidente accaduto proprio a una giornalista del quotidiano, Mary Bowers, investita proprio mentre si stava recando al lavoro. Gli incidenti mortali o con conseguenze gravi che hanno coinvolto ciclisti ha avuto una crescita tra l’8 e il 10% a trimestre, in controtendenza con quanto avviene per gli automobilisti, nel cui caso sono in diminuzione gli incidenti gravi. La campagna ha avuto un eco piuttosto ampio, anche grazie alla diffusione tramite i social network
come facebook, ma non solo, i consigli comunali di Liverpool, Birmingham, Leicester, Bristol, Newcastle, Manchester, Glasgow, Leeds, Sheffield e Belfast si sono detti intenzionati a mettere mano alle proprie aree urbane e anche Boris Johnson, sindaco di Londra (ciclista lui stesso) ha promesso una rivoluzione nella capitale, con la rivisitazione di oltre 500 incroci.Questa la situazione nel Regno Unito, che per condizioni climatiche non è certo un ambito favorevole ai ciclisti. E in Italia?In Italia l’Ania, l’associazione delle imprese assicuratrici, ha lanciato un vero e proprio allarme per quello che riguarda la mortalità dei ciclisti in Italia, che si posiziona al terzo posto in Europa per mortalità. Il segretario generale di Ania Umberto Guidoni ha così commentato l’iniziativa del Times: «La sensibilizzazione sulla sicurezza stradale attraverso i media è fondamentale per ridurre il numero e la gravità degli incidenti. La campagna lanciata dal Times per la tutela dei ciclisti in Gran Bretagna dovrebbe costituire un esempio per tutti su come istituzioni pubbliche, associazioni private e mondo dei media debbano lavorare in sinergia per combattere
quella che è la più grande tragedia del nostro Paese, ovvero gli incidenti stradali».
Da sottolineare che nel Regno Unito nel 2010 ci sono state 104 vittime in incidenti che hanno coinvolto biciclette, mentre nello stesso periodo da noi questo numero sale 263, che rappresentano il 6% del totale di quanti hanno perso la vita. In Italia nell’ultimo decennio il totale delle vittime è di 2.556, a fronte di circa 11 milioni di biciclette che circolano sulle nostre strade. “Peggio” che in Italia solo in Germania e Polonia, dove nel 2010 si sono registrate rispettivamente 462 e 280 morti. Fondamentale quindi attivare una campagna di sensibilizzazione sul tema e sull’importanza del rispetto delle norme del codice della strada, unitamente all’introduzione del reato di “omicidio stradale” per quei casi in cui l’incidente è causato o da velocità molto al di sopra dei limiti o da stati di alterazione legati all’assunzione di alcool o droghe.
Da questo punto di vista particolarmente significativa la condanna a 14 anni per omicidio volontario che la prima Corte d’Assise e d’Appello di Milano ha comminato a un automobilista che nel 2008 guidando sotto l’effetto di droghe aveva travolto e ucciso una giovane. Sinceramente non siamo del tutto certi che l’introduzione di un ulteriore reato nel nostro codice possa avere di per sé un particolare effetto di deterrenza, mentre può essere sicuramente utile sollecitare gli enti a sviluppare
percorsi divisi per auto e biciclette, aumentare l’attenzione sul tema e, non ultimo, avviare quelle forme di educazione stradale che coinvolga tutti gli utenti della strada.