NUOVO COLPO DI SCENA A GAZA: HAMAS TORNA SUI SUOI PASSI E ANNUNCIA LA LIBERAZIONE DI 3 OSTAGGI ENTRO SABATO. TREGUA RIENTRATA?
Se solo 24 ore fa lo scenario di una ripresa della guerra nella Striscia di Gaza era molto vicino, con l’accordo di tregua di fatto quasi del tutto saltato, qualcosa sembra aver invertito la rotta, sintomo anche della forte preoccupazione per le eventuali conseguenze di escalation nel Medio Oriente. Già nella notte passata alcuni rumors dei media israeliani e americani davano un possibile ripensamento di Hamas nella non consegna degli ostaggi, la mossa che aveva visto incrinarsi il cessate il fuoco e che aveva avuto come netta risposta l’ultimatum di Netanyahu («o liberate gli ostaggi entro sabato mezzogiorno, o riprendiamo la guerra nella Striscia»).
Col passare delle ore i rumors divengono dichiarazioni ufficiali, con la sigla palestinese che annuncia «rilasceremo tutti gli ostaggi israeliani come previsto dall’accordo», cominciando con altri tre entro le ore 12 di sabato 15 febbraio 2025. L’accordo rinegoziato con Israele vede l’impegno di Tel Aviv di aumentare l’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia: la svolta sarebbe giunta con la mediazione importante di Egitto e Qatar assieme ad uno dei leader di Hamas, Khalil al Hayya. «Rimossi tutti gli ostacoli», fanno sapere da Gaza nell’annunciare che la tregua rimane in atto, che una nuova tranche di ostaggi verrà liberata nelle prossime ore e che si attende anche «lo scambio di prigionieri secondo il calendario specificato». La svolta in positivo per il futuro immediato della Striscia di Gaza si è poi avuta in definitiva quando lo Stato Ebraico ha fatto sapere che la condizione per la tenuta del cessate il fuoco non era la liberazione immediata di tutti gli ostaggi, ma la semplice messa in atto dell’accordo stipulato appena un mese fa, con il cronoprogramma cadenzato ogni settimana.
GLI SCENARI SU GAZA FRA IL PIANO DI TRUMP E IL FUTURO DEI PALESTINESI
La comunità internazionale tira così un sospiro di sollievo, con la tregua in Medio Oriente che sembrava ad un certo punto destinata a soccombere sotto il peso degli ultimatum reciproci fra Israele e Hamas. Restano intatti tutti i problemi circa il futuro più a lungo termine di Gaza, quella terza fase dell’accordo di tregua tutt’altro che chiarito e dove il piano americano dell’Amministrazione Trump ha portato più polemiche che altro: per il momento l’ipotesi di portare via i palestinesi dalla Striscia non è un’opzione considerata da nessun Paese arabo, così come da Cina ed Unione Europea.
D’altronde, il ruolo di deterrenza giocato da Trump ancora in queste ore – dopo che aveva minacciato “l’inferno” qualora non fossero stati liberati nuovi ostaggi da Hamas – è ancora fondamentale e ogni futuro passo di estensione della tregua non può che passare dalla presenza degli Stati Uniti: continua perciò il pressing di Egitto e Giordania con Washington per provare a “smussare” le spigolature di un piano che ancora deve essere presentato e che potrebbe essere anche modificato rispetto all’annuncio iniziale del Presidente (che parlò di Gaza come una possibile “Riviera del Medio Oriente”). Nel frattempo dal Vaticano arrivano chiare e nette le dichiarazioni del Segretario di Stato, Card. Parolin, in merito al futuro dei palestinesi nella Striscia: «la popolazione palestinese deve rimanere nella sua terra. Questo è uno dei punti fondamentali della Santa Sede: nessuna deportazione». Il vertice bilaterale Italia-Vaticano ha visto, tra i vari punti, proprio la tregua in Medio Oriente come punto vocale da irrobustire e consolidare con l’aiuto di tutti nelle prossime settimane: come ha chiarito anche il Ministro degli Esteri Tajani, la speranza è che altri rapiti vengano liberati e che si possa proseguire con il consolidamento del cessate il fuoco anche ben oltre le prime fasi dell’accordo.