Il trasporto ferroviario lombardo sarà gestito per altri dieci anni, fino al 2030, da Trenord. La decisione era stata comunicata già a novembre all’Agenzia del Trasporto Pubblico Locale di Milano, Monza, Lodi e Pavia, poi messa nero su bianco lo scorso 23 dicembre, nella delibera della Giunta regionale. Negli ultimi mesi, come sottolinea Il Giorno quest’oggi, il Pd, i comitati dei pendolari, e i Lombardi Civici Europeisti, avevano chiesto alla regione di effettuare un bando pubblico anziché l’affidamento diretto, ma alla fine si è deciso di continuare con il vecchio gestore. Attilio Fontana, presidente della Lombardia, ha spiegato il perchè di questa scelta, a cominciare dal fatto che non vi siano operatori capaci di gestire le 2.300 corse effettuate da Trenord. Inoltre, l’assessore regionale ai Trasporti, Claudia Terzi, ha specificato che non è fra le priorità quella di individuare un gestore straniero.
TRENORD, GESTIONE RINNOVATA FINO AL 2030: I 3 MOTIVI CHE HANNO SPINTO A TALE SCELTA
La decisione, sempre in base a quanto sottolinea il Giorno, è anche di tipo politico, come spesso e volentieri avviene in questi casi. Non essendovi operatori italiani in grado di poter prendere il posto di Trenord, si sarebbe dovuto affidare la gestione della rete ferroviaria lombarda a degli stranieri. Tre i motivi che hanno quindi spinto la Regione a confermare il vecchio gestore: il primo è quello classico, per il potere. Il secondo è di tipo mediatico, visto che al Pirellone vi è la convinzione che l’arrivo dei nuovi treni porterà beneficio al servizio e di rifletto anche all’esecutivo. Infine, un motivo strategico, visto che il trasporto locale sta attraversando una fase di ridisegno. FNM, socia di Trenord, è infatti intenzionata ad acquistare la società Milano-Serravalle, unendo così il trasporto su rotaia a quello su gomma, e avrà un peso senza dubbio superiore a quello delle due singole società. Tenendo conto anche del nuovo progetto per l’area Milano e Monza, “MilanoNext”, si potrebbe dare vita ad un’azienda che non avrà paura della concorrenza