La quarantena per Coronavirus ha causato un drastico cambiamento anche nella vita di fede di moltissimi cattolici: come si può dunque “trovare Dio” in isolamento? La domanda sicuramente è molto impegnativa e ha mille sfaccettature, come è normale che sia per una questione che attiene alla sfera più intima di ogni persona.
La mancanza della Messa è un punto naturalmente fondamentale, spesso buttato in politica ma che in realtà è davvero decisivo: per un cattolico andare a Messa è l’occasione del vero incontro con il Signore grazie all’Eucaristia e questo non è possibile ormai da diverse settimane, nelle zone più colpite tocchiamo ormai i due mesi. Bisogna dunque fare di necessità virtù – forse mai come stavolta non solo per modo di dire, pur con il comprensibile auspicio che la Fase 2 segni anche un ritorno delle funzioni (con tutte le cautele del caso).
La questione è sentita anche in America, dove il portale cattolico CNA ha dedicato un’inchiesta ai modi con cui si può trovare Dio anche in quarantena da Coronavirus. Il gesuita Nicolas Steeves ha sottolineato che “Dio mi vuole salvare in ogni momento e questo non cambia rispetto a quando si poteva andare a Messa e tutti i sacramenti erano disponibili”.
TROVARE DIO: IL TEMPO DI PASQUA, L’EUCARISTIA E L’IMMAGINAZIONE DEL REALE
Il tempo di Pasqua è perfetto per una riflessione sul trovare Dio: nei giorni tra la Resurrezione del Signore a Pasqua e la sua Ascensione e poi la Pentecoste che con la discesa dello Spirito Santo ha dato inizio alla Chiesa, i discepoli di Gesù potevano incontrarlo quando Lui decideva di apparire. Questo tempo pasquale 2020 è davvero molto simile a quello “originale” e ciascuno di noi si può chiedere: “Dove Gesù si fa presente, dove lo posso trovare nella mia vita adesso?”.
Un’altra similitudine che Steeves utilizza è quella con il popolo ebreo in esilio nell’Antico Testamento, lontano dal Tempio come adesso siamo in “esilio” dalle chiese. Tutto questo può servirci a chiederci dove sia Dio in me e attorno a me proprio in questo momento: anche l’immaginazione può aiutare. Una immaginazione cristiana, che ci permette di “immaginare il reale“, continua Steeves. Questa è la rivelazione, etimologicamente appunto “togliere il velo”, che si basa sulla Parola di Dio, la tradizione e il magistero della Chiesa.
L’Eucaristia è esempio perfetto: sotto il “velo” del pane e del vino, Dio è presente nel Santissimo Sacramento “nel suo Corpo, Sangue, anima e divinità; la fede me lo insegna e usare l’immaginazione non significa che sia un falso, ma solo che devo andare oltre le apparenze per capirlo”. Infine, Steeves ha voluto ricordare che “la storia della Chiesa ci insegna che essa è sempre riuscita a rafforzare la fede del clero e dei fedeli durante le epidemie”: anche questa situazione dunque può essere un’occasione propizia.