Secondo l’ultimo Rapporto Eurispes il 7,4% degli italiani dai 18 anni in su sostiene di essere stato vittima di stalking, quindi di persone che le hanno perseguitate. Il 6,9% ha preferito non rispondere, mentre l’85,8% delle persone ha affermato che ciò non è mai accaduto loro. Per quanto riguarda l’identikit dello stalker, in quasi un caso su quattro (22,2%) si tratta dell’ex partner. Invece nel 14,9% dei casi lo stalker è un conoscente, nell’8,7% invece un collega, invece nel 5,9% delle volte si tratta di un amico. Il Rapporto del 2022 dell’Eurispes dedica, dunque, un focus sul tema dello stalking (oltre che sulle truffe informatiche).
Per quanto riguarda gli atteggiamenti persecutori che sono particolarmente diffusi, si citano telefonate e messaggi ripetuti (60,4%) e gli appostamenti/pedinamenti (45,1%). Ma l’Eurispes ha approfondito anche il tema dei reati informatici, spiegando che i giovani sono i più esposti. Quasi 3 italiani su 10 comunque sono rimasti vittime di truffe informatiche (27,2%).
TRUFFE E STALKING, I DATI DALL’ULTIMO RAPPORTO EURISPES
Le truffe sono il primo reato informatico più diffuso, il secondo invece è l’inganno da falsa identità (15,3%), al terzo posto il furto di identità (13,2%). C’è un 11,5% che invece ha dovuto fronteggiare il cyber stalking, quindi una forma diversa di stalking, quello attraverso la Rete. Purtroppo c’è anche il revenge porn. Nel 5,8% dei casi il reato subìto riguardava la diffusione, senza consenso, di foto o video intimi, attraverso social o piattaforme digitali, con l’obiettivo di denigrare e mettere in profondo imbarazzo la persona ritratta. In particolare, per quanto riguarda la fascia dei giovanissimi, quelli tra 18 e 24enni sono coloro che sono più spesso vittime di cyber stalking (17,6%) e di revenge porn (10,9%) a differenza delle altre categorie. Lo stesso vale per il furto d’identità e l’inganno d’identità (circa il 20% in entrambi i casi). A proposito di informatica, quasi il 40% degli italiani afferma di aver accresciuto le proprie competenze informatiche dall’inizio della pandemia. Infatti, il 45,5% ha cominciato ad usare strumenti che prima non usava.