COSA HA DETTO TRUMP ALLA FOX E LA PRIMA RISPOSTA DEL CREMLINO SUL FUTURO DI UN’UCRAINA “PIÙ RUSSA”
Forse non tutti sanno che l’Ucraina come stato è un insieme di più culture, più tradizioni e più popolazioni: “contaminazioni” da Russia, Romania e Moldavia sono gli elementi più presenti ed è su questo che la propaganda del Cremlino in questi anni ha sempre più spinto sulla “naturalezza” di invadere un Paese per “riprendersi” i territori considerati arbitrariamente come filo-russi. Vi è però un principio in origine di verità ed è a quella che parrebbe riferirsi il Presidente americano Donald Trump quando alla Fox News confida che un giorno probabilmente lo Stato ucraino potrebbe diventare tutto, o in parte, russo.
Al netto della “bomba” comunicativa a cui ormai siamo soliti osservare nelle dichiarazioni più negoziali che diplomatiche del Presidente Usa, Trump articola il suo ragionamento sottolineando come la forte evoluzione dei contatti per impostare la pace in Ucraina non potrà fare a meno di considerare un ritorno economico per gli Stati Uniti che da quasi tre anni finanziano la difesa strenua ucraina contro le truppe invasori di Putin. Per Trump l’accordo andrà fatto, e nel futuro più prossimo magari si arriverà anche ad un’Ucraina più “russa”, ma al momento quello che deve rimanere fermo per gli Stati Uniti che «tutti questi soldi messi lì li voglio indietro». Come sempre schietto e controverso, il leader repubblicano vede a stretto giro il commento positivo del Cremlino che da anni, per motivi appunto propagandistici, rivendica la necessità di parte del territorio ucraino: secondo il portavoce del Presidente Putin, una buona parte dell’Ucraina «vuole essere russa, è un dato di fatto». Peskov si riferisce alle 4 regioni ucraine conquistate dalle truppe russe dopo l’invasione del 2022, ovvero Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia.
IL PIANO DI PACE, GLI OSTACOLI E I CONTATTI: COSA PUÒ SUCCEDERE SULL’ASSE TRUMP-PUTIN. INTANTO ZELENSKY…
Nel dialogo serrato con la Fox News, Trump non si sofferma solo sul futuro dell’Ucraina ma anche sull’attualità stretta di un piano di pace che in settimana vedrà presentato dall’inviato speciale della Casa Bianca Kellogg presso la Conferenza di Monaco, dove tra l’altro si terrà il primo incontro tra il vicepresidente J.D. Vance e il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Dopo che negli scorsi giorni Kiev aveva tutto sommato accettato il potenziale “scambio” sulle terre rare ucraine date alle aziende americane, il tycoon torna sul tema e rilancia: «non possiamo continuare a pagare questi soldi, serve qualcosa in cambio», sottolinea Trump in merito a quanto potrebbe essere delineato nel piano sulla tregua in Ucraina.
Secondo il leader repubblicano sono stati fatti ancora in questi ultimi giorni «enormi progressi» nel dialogo tanto con Mosca quanto con Kiev, di fatto confermato da entrambe le fazioni in guerra da quasi 3 anni nell’est Europa: Trump è in contatto sempre più aumentato con il Cremlino ma anche con il Governo ucraino, con Zelensky che ha chiesto specificamente di essere ricevuto personalmente alla Casa Bianca prima dell’eventuale tavolo di pace con il nemico Putin. Nell’intervista ai media Usa, il Presidente Trump ha spiegato che la richieste sulle terre rare viene quantificata sui 500 miliardi di dollari complessivi, ricedendo un sostanzialmente via libera da Kiev. Se l’inviato speciale della Casa Bianca Kellog è previsto in arrivo nella capitale ucraina il prossimo 20 febbraio, dal Presidente Zelensky arriva una ulteriore risposta all’alleato americano: «scambieremo i territori al tavolo di pace», garantisce il leader di Kiev intervistato al “Guardian”, il quale specifica che non sarà possibile ottenere un vero negoziato senza gli Stati Uniti. Zelensky risponde a tono a chi a Bruxelles ritiene indispensabile la presenza al tavolo dell’Europa per offrire una vera garanzia per l’Ucraina: «Le garanzie di sicurezza senza l’America non sono vere garanzie di sicurezza», ha chiosato il Presidente ucraino ormai rassegnato alla necessità di scambiarsi territori tra quelli occupati in zona russa (il Kursk) e quelli invasi da Mosca (nel Donbass).