L’ANNUNCIO A SORPRESA DI TRUMP SUL DIALOGO DA RIPRENDERE CON LA CINA (E NON È LA PRIMA VOLTA)
Con il Medio Oriente tornato nell’incubo con la tregua improvvisamente rotta dall’attacco notturno di Israele contro Hamas (dopo il fallimento delle trattative), e con la Russia che vede invece spiragli di trattativa – nel giorno della telefonata con Putin – gli Stati Uniti di Donald Trump sono e restano la “chiave di volta” di questa geopolitica dai toni imprevedibili e quasi incontrollabili. E così dopo M.O e Ucraina è la Cina il terzo, e più importante, “asse” che l’amministrazione Usa vorrebbe riaprire nel dialogo bilaterale per evitare futuri scenari di guerre tra superpotenze.
A sorpresa ieri, alla vigilia del vertice a distanza con il leader russo, il Presidente Trump in visita al Kennedy Center ha annunciato che presto potrebbe esserci una visita istituzionale del leader cinese Xi Jinping negli Stati Uniti: dopo averlo invitato alla cerimonia di insediamento (con Pechino che ha mandato il Ministro degli Esteri Wang Yi, comunque segnale di distensione nei rapporti geopolitici con Washington), l’annuncio dei dazi sui prodotti cinesi aveva raffreddato nelle scorse settimane le rispettive diplomazie sempre al lavoro comunque dopo la vittoria del leader repubblicano alle Presidenziali di novembre 2024.
Per questo motivo risulta ancora più a sorpresa la svolta impressa da Trump, pur rimanendo la critica contro il Governo cinese per fare poco sui traffici di fentanyl verso l’America e in generale nell’atteggiamento geopolitica e commerciale tenuto da Pechino con i partner come Russia e soprattutto Iran. «In un futuro non lontano» Xi Jinping farà visita negli Stati Uniti, ha detto Trump ai giornalisti giunti fino al Kennedy Center, dopo aver aggiunto che nella serata americana verranno diffusi i documenti di circa 80mila pagine sull’intero dossier JFK, secretati all’epoca dell’attentato e del processo sulla morte del Presidente Kennedy.
COSA TIENE ANCORA DISTANTI USA E CINA: NON SOLO TAIWAN E DAZI, SUL NUCLEARE…
I dazi al 20% su tutte le importazioni dalla Cina restano ovviamente il motivo n.1 per tornare al dialogo a distanza fra Trump e Xi Jinping: Pechino negli scorsi giorni ha sottolineato la gravità di tali tariffe contro la Cina, spiegando come la guerra commerciale iniziata dagli Stati Uniti lo scorso 4 marzo 2025 avrebbe avuto un impatto forte sul dialogo bilaterale tra le due superpotenze.
Al netto però dello scontro sulle tariffe, Trump ha espresso in più occasioni ottimismo circa la possibilità di ricucire i rapporti con Xi Jinping e con il regime cinese: Pechino fa però notare come, sebbene non vi siano preclusioni nel dialogo con Washington, i dazi e la posizione americana sullo scontro fra Taiwan e la Cina rappresentano forti ostacoli per impostare nel breve periodo un proficuo dialogo diplomatico. Né la Casa Bianca né l’ambasciata cinese negli Stati Uniti hanno voluto lasciare commenti dopo le parole di Trump, confermando il clima attuale di tensione dopo che solo l’indomani dall’ingresso in vigore dei dazi anti-Cina erano stati proprio i rappresentanti diplomatici di Xi negli Stati Uniti a minacciare «siamo pronto alla guerra contro gli Usa».
Trump vuole evitare da un lato lo scontro diretto con Xi, dall’altro vuole evitare che proliferino le “coalizioni” anti-occidentali con Pechino al centro: è per questo che Washington vede di cattivo occhio il fronte siglato da Xi con Russia e Iran per difendere il nucleare di Teheran. Il regime comunista da un lato vuole rinsaldare le alleanze nell’area asiatica e mediorientale, dall’altro però promette agli alleati di svolgere un ruolo di mediazione con lo stesso Trump, confermando così una propensione ad accettare nelle prossime settimane l’invito della Casa Bianca. Si temono, si fanno la guerra commerciale e tecnologica, si dividono fortemente su Taiwan (dove Trump ha già detto di voler difendere da eventuali attacchi cinesi), ma ancora ad oggi Usa e Cina non vogliono “strappare” del tutto l’asse diplomatico ancora esistente: le parole dal Kennedy Center non fanno che confermare tale “teorema”.