LA ‘RISPOSTA’ DI ISRAELE SUL PIANO DI TRUMP
Era potenzialmente spiazzante il piano proposto da Trump per il futuro della Striscia di Gaza e così si è confermato in una giornata passata in rassegna con i tanti “niet” giunti a livello internazionale davanti alla azzardata proposta di mandare via tutti i palestinesi da Gaza City: «Il mio piano per Gaza piace a tutti», ha detto il leader americano dalla Casa Bianca parlando dei vari partner che si sarebbero espressi a favore. In realtà oltre ai “nemici” storici dell’Occidente – Cina, Usa, mondo arabo e Sud America – anche nella sfera di influenza americana vi sarebbero forti reazioni contrarie al piano su Gaza: Egitto, Arabia Saudita, Turchia, ma anche Francia, UK, Germania e (in parte) l’Italia insistono sulla condizione dei due popoli-due Stati.
A sorprendere alla fine di questa giornata a suo modo storica dopo l’incontro Trump-Netanyahu è la posizione espressa dall’ambasciatore di Israele presso l’ONU, Danny Danon, che esprime il parere del Governo centrale di Tel Aviv: «deve essere richiesto il consenso delle persone a lasciare il luogo in cui vivono e il consenso degli altri paesi a riceverle», sottolinea l’ambasciatore alla CNN davanti al futuro dei palestinesi nella “nuova” Gaza City al termine della devastante guerra in Medio Oriente. I legami tra Stati Uniti e Israele escono del tutto rinsaldati dopo la visita di Netanyahu alla Casa Bianca ma il processo per arrivare ad un accordo stabile con Hamas e il resto del mondo arabo passa tutto dalla capacità diplomatica dei vari attori in campo nel rispondere alle forzature (negoziali) messe in campo dal nuovo Presidente Usa. (Agg. di Niccolò Magnani)
IL PIANO USA SUL FUTURO DI GAZA: “SOTTO IL CONTROLLO DEGLI STATI UNITI”
Per il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, gli USA dovrebbero prendere il controllo di Gaza, e sfollare definitivamente l’intera popolazione palestinese, lasciando quindi la tanto combattuta enclave. Lo scrive il New York Times attraverso il proprio sito web, riferendosi all’incontro che è avvenuto ieri sera fra lo stesso tycoon newyorkese nonché il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, in quel della Casa Bianca. Secondo Trump i due milioni di palestinesi che oggi risiedono a Gaza (ricordiamo, falcidiata dai bombardamenti), dovrebbe essere trasferiti in altre nazioni, a cominciare da Giordania ed Egitto.
“Gli Stati Uniti prenderanno il controllo della Striscia di Gaza – ha detto Trump in conferenza stampa ieri sera – ne saremo i padroni e saremo responsabili”, con riferimento allo smaltimento delle munizioni inesplose, e alla ricostruzione di Gaza. Per il commander in chief a Stelle e Strisce Gaza potrebbe diventare la Costa Azzurra del Mediterraneo, un luogo quindi di turismo ma anche di lavoro. Il New York Times ricorda come il controllo di Gaza sia da anni al centro di un conflitto fra il mondo arabo e quello israeliano, ma l’idea della “deportazione” di massa fa pensare ad un periodo in cui le grandi potenze occidentali comandavano il mondo.
TRUMP, GAZA E LA PALESTINA: L’APPUNTO DEL NYT
Inoltre, lo stesso quotidiano newyorkese, sottolinea che: “Nello svelare il piano, il signor Trump non ha citato alcuna autorità legale che gli dia il diritto di prendere il controllo del territorio, né ha affrontato il fatto che la rimozione forzata di una popolazione violi il diritto internazionale e decenni di consenso sulla politica estera americana in entrambi i partiti”.
La soluzione non va ovviamente bene ad Hamas, che proprio in queste ore ha respinto la possibilità del trasferimento di massa e lo stesso hanno fatto Egitto e Giordania, che hanno detto no all’accoglimento di un flusso di palestinesi provenienti da Gaza. Per Sami Abu Zuhri, alto funzionario di Hamas, l’idea di Trump è “una ricetta per creare caos e tensione nella regione. La nostra gente a Gaza non permetterà che questi piani si realizzino – ha aggiunto – ciò di cui c’è bisogno è la fine dell’occupazione e dell’aggressione contro la nostra gente, non l’espulsione dalla loro terra”. Trump si dice comunque convinto che riuscirà a persuadere Egitto e Giordania: “Dicono che non accetteranno”, ha detto “Io dico che lo faranno”.
TRUMP, GAZA E LA PALESTINA: IL COMMENTO DI NETANYAHU
Netanyahu ha poi commentato: “Trump va dritto al punto, vede cose che gli altri si rifiutano di vedere. Dice cose che gli altri si rifiutano di dire e, dopo che le mascelle sono cadute, la gente si è grattata la testa e ha detto, ‘sai, ha ragione’. Questo è il tipo di pensiero che rimodellerà il Medio Oriente e porterà la pace”. Trump ha aggiunto: “Non credo che la gente dovrebbe tornare a Gaza. Vivono come se vivessero all’inferno. Gaza non è un posto in cui la gente dovrebbe vivere, e l’unica ragione per cui vogliono tornare, e ci credo fermamente, è perché non hanno alternative”.
Alla domanda su quanti palestinesi dovrebbero lasciare Gaza ha replicato con tutti, precisando che: “Penso che ne sarebbero entusiasti”, per poi ribadire il concetto: “Non credo che mi diranno di no”. La storia di Gaza e dei palestinesi è decisamente complessa, visto che già molti di loro furono costretti a lasciare le loro case dopo la seconda guerra mondiale e l’indipendenza di Israele, evento noto come Nakba, che si traduce in catastrofe. Possibile quindi che ora i palestinesi di Gaza accettino di lasciare per una seconda volta il loro Paese? Gaza passò prima nelle mani dell’Egitto quindi in quello di Israele, che la conquistò definitivamente nel 1967. Da quell’anno è iniziato un conflitto fra i due mondi, con una resistenza che è durata fino al 2005, e poi la devastante guerra scoppiata ad ottobre 2023.