Trump sotto tiro: sondaggio NCRI rivela che il 55% della sinistra USA giustifica l'omicidio, 48% per Musk. Polarizzazione estrema e violenza normalizzata
Un sondaggio del Network Contagion Research Institute (NCRI) ha rivelato dati choc sulla spaccatura politica negli Stati Uniti, dai quali emerge che il 55% degli elettori di sinistra giustificherebbe l’omicidio di Donald Trump, mentre il 48% approverebbe l’eliminazione di Elon Musk; lo studio, condotto su un campione rappresentativo di oltre 10.000 cittadini e analizzato dal politologo Luigi Curini su Italia Oggi, raffigura un contesto preoccupante di una società sempre più divisa e polarizzata, dove l’odio ideologico supera ogni limite etico (il 38% degli americani in generale ritiene accettabile l’assassinio del presidente) percentuale che schizza al 55% tra i progressisti, con un 60% disposto a danneggiare simboli come le auto Tesla, marchio associato a Musk.
Questi numeri non riflettono solo estremismi marginali, in quanto, il 50% della popolazione ammette di provare disagio all’idea che un figlio sposi qualcuno di schieramento opposto, e solo il 4% dei matrimoni celebra coppie “politicamente miste”, segno tangibile di una frattura culturale decisamente radicata; Luigi Curini avverte che la violenza non è più un tabù, ma un’opzione socialmente sdoganata, ribadendo che, quando il 55% di un gruppo politico giustifica l’omicidio di un leader, siamo oltre la crisi, ma si tratta di una vera e propria guerra civile.
Il contesto, come noto, è già piuttosto teso con Trump che ha già subito due attentati negli ultimi anni, mentre Musk è bersaglio di minacce per le sue posizioni conservatrici e il controllo controverso di piattaforme come X.
La sinistra legittima l’omicidio di Trump: “La democrazia muore quando l’avversario diventa un nemico da eliminare”
Luigi Curini descrive la deriva statunitense riguardo la compiacenza per l’omicidio di Trump, affermando che la divisione affettiva ha superato ogni limite e in questo modo non si discute più di idee e si delegittima l’esistenza stessa dell’altro; il concetto di partyism, teorizzato dal giurista Cass Sunstein come miscela nociva di faziosità e razzismo, spiega perché il 66% dei single rifiuterebbe una relazione con chi vota diversamente e perché il dialogo politico sia sostituito da scontri fisici e verbali (negli anni ’60, meno del 10% degli americani si opponeva a matrimoni “trasversali”).
Oggi la percentuale sale al 50%, con una generazione che preferisce l’isolamento ideologico al confronto e Curini aggiunge che la sinistra aggrava il clima già teso con una presunzione di superiorità morale: chi dissente non è solo in errore, è malvagio, un “fascista” da cancellare, citando casi come l’attacco al marito di Nancy Pelosi o i vandalismi contro sedi repubblicane (+120% dal 2020).
I social media, poi, amplificano l’odio con hashtag come #TrumpDeservesDeath e #MuskMustDie che raccolgono migliaia di post, mentre gruppi estremisti organizzano “giornate di azione” contro simboli conservatori ma la ricerca del NCRI non è l’unica sulla questione, anche un rapporto dell’FBI segnala un aumento del 200% delle minacce a politici dal 2020, con il 70% indirizzato a figure di destra; Curini conclude affermando che la democrazia muore quando l’avversario diventa un nemico da eliminare, non un cittadino con cui confrontarsi, mentre il Dipartimento di Sicurezza Interna mette in guardia sui rischi (ormai non più tanto remoti) di attentati a figure così divisive.