Non poteva passare inosservata l’indiscrezione sul possibile licenziamento di Jerome Powell da parte di Donald Trump, ma a sorprendere è che sulla questione abbia deciso di intervenire il ministro delle Finanze della Francia, Eric Lombard. In un’intervista al quotidiano La Tribune Dimanche ha, infatti, messo in guardia il presidente Usa, affermando che licenziando il presidente della Federal Reserve metterebbe a rischio la credibilità del dollaro e destabilizzerebbe l’economia americana.
“Donald Trump ha danneggiato la credibilità del dollaro con le sue mosse aggressive sui dazi“, ha dichiarato Lombard. Se Powell venisse allontanato, la credibilità verrebbe ulteriormente picconata, “con gli sviluppi del mercato obbligazionario“. Secondo l’analisi di Lombard, ci sarebbe un incremento dei costi legati al debito e “una profonda disorganizzazione dell’economia del Paese“. Le minacce di Trump riguardo un eventuale licenziamento del banchiere dalla Federal Reserve sono dovute alla sua frustrazione per la cautela nel taglio dei tassi di interesse statunitensi.
Quindi, giovedì ha pubblicato sui social un messaggio in cui ha sollevato la possibilità di disfarsi rapidamente di Powell, ma non è chiaro se intendesse proprio il licenziamento o se invece sia impaziente che arrivi la fine del suo mandato, prevista nel maggio 2026. Il giorno dopo, però, Kevin Hassett, direttore del Consiglio economico nazionale, ha aperto alla possibilità di un licenziamento.
IL NUOVO ATTACCO DELLA FRANCIA A TRUMP
La Francia – che osteggia Trump su diverse questioni come Ucraina, commercio e ha pure offerto rifugio agli scienziati americani dopo che sono stati tagliati i fondi federali per la ricerca – ora si inserisce su una questione interna, in maniera insolitamente diretta. Discorso diverso per i dazi, che riguardano il commercio internazionale.
Le tariffe rappresentano “un aumento enorme che non è sostenibile per l’economia statunitense“, ma per Lombard è anche “un grande rischio per il commercio globale“. Nell’intervista, dunque, ha invitato i leader europei a dare prova di “patriottismo” e a collaborare con i rispettivi governi per evitare che il Vecchio Continente subisca perdite.
COSA C’È DIETRO L’ATTACCO DI TRUMP A POWELL
L’attacco di Trump a JPow, come viene anche chiamato in Usa, non è nuovo, ma arriva in un momento particolarmente difficile per la Federal Reserve, che si trova di fronte a un dilemma storico, tagliare i tassi di interesse con la missione però di mantenere bassa l’inflazione e al tempo stesso promuovere un’economia e un mercato del lavoro solidi. Nel suo discorso di mercoledì all’Economic Club di Chicago, Powell aveva evidenziato che con i dazi imposti da Trump saliranno i prezzi al consumo, con la Fed che ha l’obbligo di garantire che ciò non diventi un problema per l’inflazione.
Di conseguenza, l’orientamento della Fed è di abbassare con cautela i tassi, visto che si prevede un rallentamento dell’economia in seguito al fatto che i dazi intaccheranno il potere d’acquisto delle famiglie. In altre parole, se l’economia andrà in recessione o scivolerà verso essa, la Fed presumibilmente abbasserà i tassi, ma non se l’inflazione aumenta.
Da qui l’attacco di Trump, a cui Powell ha risposto ricordando che non può legalmente licenziarlo, ma l’amministrazione Trump ha già portato la norma al vaglio della Corte suprema. Durante l’ultima campagna presidenziale, i suoi consiglieri avevano elaborato una proposta di riforma per consentire che il presidente venga consultato su decisioni che riguardano i tassi di interesse, ma questa mossa intaccherebbe l’indipendenza della Fed.