Il mondo della medicina è concentrato sulla cura del coronavirus in questi ultimi mesi, ma nel contempo, proseguono le ricerche per guarire i pazienti dai grandi mali che ancora oggi provocano migliaia di morti ogni anno, a cominciare dai tumori. A riguardo va segnalata una notizia decisamente positiva, quasi esaltante, pubblicata dall’edizione online de Il Messaggero, in cui si racconta come la molecola osimertinib si sia dimostrata molto efficace nei confronti della lotta al tumore ai polmoni. Precisamente si sarebbe registrata una netta riduzione, pari all’80%, del rischio di una recidiva della malattia, o di morte dei pazienti “con carcinoma polmonare non a piccole cellule – scrive il quotidiano romano – in stadio precoce positivi alla mutazione del fattore EGFR, dopo l’intervento chirurgico”. A dimostrarlo sono i dati dello studio di fase III Adaura, eseguito su 682 diversi pazienti, che sono stati presentati negli scorsi giorni in sessione plenaria presso il congresso dell’Ascol, la società americana di oncologia clinica.
TUMORE AI POLMONI, LA SODDISFAZIONE DI FILIPPO DE MARINIS
Dopo due anni di trattamento, l’89% dei pazienti che sono stati curati con l’osimertinib è ancora in vita e soprattutto libero dal cancro ai polmoni, mentre nei casi trattati con il placebo questa percentuale cala vertiginosamente al 53%. Filippo de Marinis, direttore Divisione di Oncologia Toracica all’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano e Principal Investigator dello studio per l’Italia, ha commentato queste interessanti prospettive così: “Una riduzione del rischio di recidiva o morte pari all’80%, in un setting di pazienti in stadio precoce e quindi potenzialmente curativo è sicuramente un dato senza precedenti e che porterà ad un cambio della pratica clinica. Si tratta di risultati che vedranno inevitabilmente l’affermarsi delle terapie target e, in particolar modo, dell’inibitore di EGFR osimertinib, come terapia standard per questi pazienti”. Decisamente entusiasta anche Roy S. Herbst, responsabile dell’oncologia medica presso lo Yale Cancer Center e lo Smilow Cancer Hospital, nonché principale autore dello studio: “Un fuori campo. Questa sperimentazione – le sue parole riportate da Repubblica – hanno superato le nostre aspettative. È un progresso importante vedere una terapia mirata ritardare in modo significativo la ricorrenza della malattia a seguito di un intervento chirurgico in pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule. Ora possiamo trattare i pazienti precocemente”.