La contesa è tra Recep Tayyip Erdogan, indiscusso protagonista della scena mondiale negli ultimi anni, e il suo oppositore, Kemal Kilicdaroglu, alfiere di un Turchia più democratica e filoccidentale. Si sfideranno nelle elezioni presidenziali del prossimo 14 maggio che decideranno chi sarà chiamato a guidare il Paese nei prossimi anni. Una scelta non da poco per gli elettori turchi: tra l’altro, anche se questo non è uno dei temi principali della campagna elettorale, la prevalenza dell’uno o dell’altro potrebbe cambiare molto dal punto di vista della politica internazionale.
Kilicdaroglu, come spiega Rony Hamaui, docente di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative all’Università Cattolica ed esperto di economia e finanza islamica, vuole tentare di riavvicinarsi all’Unione Europea e pensa a un Paese più occidentale, più allineato con la Nato. Insomma, il ruolo della Turchia nel mondo potrebbe cambiare di molto rispetto all’era Erdogan.
Professore, Erdogan stavolta rischia veramente di perdere?
I sondaggi sono molto in bilico: esiste effettivamente questa possibilità. C’è molta incertezza. Tutt’e due sono leader anziani e hanno problemi di varia natura. L’economia probabilmente gioca a sfavore di Erdogan perché Kilicdaroglu si presenta con la cipolla in mano e si lamenta di quanta inflazione c’è stata.
Davvero si è presentato con una cipolla in mano?
Oramai viene chiamato l’uomo della cipolla perché si è presentato con dei legumi, non so se in tv o su un video, puntando il dito sui rincari e sulla politica economica del suo concorrente.
Su che cosa può puntare invece l’attuale presidente per essere rieletto?
A favore di Erdogan gioca il fatto che è il leader di un unico partito, mentre il suo avversario lo è di una coalizione di sette partiti. Sono entrambi vecchi e un po’ malandati. Comunque la partita è aperta. Io sinceramente penso che continuerà a vincere Erdogan.
Il terremoto cambierà qualcosa?
Qualcosina contro Erdogan, ma non tantissimo. Passate le prime settimane dopo il sisma, molto meno.
Ma perché queste elezioni sono così importanti anche a livello internazionale?
Non c’è nessun Paese al mondo come la Turchia che, pur essendo piccolo e abbastanza marginale, abbia un ruolo politico internazionale come quello di Ankara oggi: riesce a condizionare la Nato, a giocare sullo scacchiere internazionale in Siria, Iran e in tutto il Nordafrica, riesce a interloquire sia con gli Usa che con la Russia. L’abilità di Erdogan è stata straordinaria in politica estera: metà delle esportazioni e delle importazioni russe transitano attraverso la Turchia, gli aerei turchi sono pieni di russi che transitano dalla Turchia perché per loro non ci sono voli diretti verso l’Europa e gli altri Paesi. Ha avuto la capacità di mettere la Turchia al centro del mondo.
Erdogan su cosa fa leva principalmente per riuscire a vincere anche stavolta?
Punta sul suo solito elettorato tradizionalista e musulmano, religioso e con la moglie con il velo. Mentre l’altro è un po’ fuori dai canoni tradizionali.
È un po’ il confronto tra il passato e il futuro della Turchia?
Tra Turchia tollerante, multiculturale, multipartitica, multireligiosa e la Turchia profonda, musulmana, credente. Fino ad ora ha sempre prevalso la seconda. Temo che prevarrà ancora, anche se è solo una mia illazione.
In campagna elettorale non si parla molto di politica estera, ma se dovesse prevalere Kilicdaroglu il Paese cambierebbe molto da questo punto di vista?
Certamente; se Erdogan non viene eletto tutti questi equilibri cambieranno. Anche in economia. Gli investitori internazionali stanno puntando tutti contro Erdogan. Se dovesse vincere lui la lira turca potrebbe perdere il 20%. Sia dal punto di vista interno che internazionale queste elezioni restano molto importanti.
Se Erdogan dovesse uscire sconfitto la posizione internazionale della Turchia potrebbe essere più defilata?
Più defilata no. Però credo che sarà una Turchia più schierata con l’Occidente e meno ambigua in Siria, meno ambigua contro i curdi, meno vicina a Mosca, più all’interno della Nato e vicina all’Europa.
Tornerebbe a guardare anche all’Unione Europea?
Kilicdaroglu ha dichiarato che vuole riaprire il processo di adesione all’Unione.
Con Erdogan nel Paese sono arrivati anche i capitali stranieri, se prevarrà il suo avversario questa tendenza verrà accentuata?
Assolutamente sì. Ci sono tutti i fondi del mondo che stanno puntando sulla sconfitta di Erdogan.
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