La pandemia da Covid ha inevitabilmente inciso in maniera importante sul settore del turismo. Le presenze negli alberghi sono calate a picco, con l’assenza di turisti stranieri e la perdita di migliaia di posti di lavoro. A spiegare le conseguenze maggiori dell’impatto del Covid su questo settore ci ha pensato il dossier AGI/Censis: “il turismo ha conosciuto una nuova, imprevista, ma soprattutto devastante battuta d’arresto” dopo quella dell’11 settembre di 20 anni fa. I numeri parlano da soli: -60/80% dei flussi globali (Ocse) e perdite economiche globali superiori a 1.100 miliardi (Unwto). Per quanto riguarda il nostro Paese si parla di 219 milioni di presenze in meno nei primi 11 mesi dello scorso anno ovvero -52,2% secondo i dati Istat. Assoturismo parla di un calo del 61,8% e del 55% rispettivamente per arrivi e presenze. Sul piano economico si riassume con perdite per 50 miliardi di euro e -265 mila occupati solo nel secondo trimestre 2020, datti che piazzano l’Italia tra i paesi più colpiti d’Europa.
Secondo il dossier AGI/Censis, la ripresa può avvenire adottando “un pensiero alto di riprogettazione”, intervenendo su alcuni punti chiave: qualità dell’offerta extralberghiera, spiccata stagionalità, prevalenza del turismo balneare e delle città d’arte, eccessiva prevalenza del segmento tedesco, ridotta durata media dei soggiorni, polarizzazione sulle località più rinomate. Non mancano problematiche legate ai trasporti.
TURISMO E COVID, RAPPORTO AGI/CENSIS: SITUAZIONE IN ITALIA
Come risolvere, quindi, le problematiche legate al turismo in Italia? Secondo il dossier ripreso da Agi.it, si può partire da un maggiore riequilibrio dell’offerta complessiva e puntare poi su luoghi di pregio non molto noti. Tra gli altri obiettivi indicati dal dossier, anche l’aiuto agli alberghi in ottica di riprogettazione sotto l’aspetto dell’impatto ambientale e tecnologico. In generale, secondo il rapporto, bisognerebbe dare priorità alla qualità piuttosto che alla quantità. La vacanza a corto raggio è tornata sempre più in voga anche a causa delle misure restrittive anti-Covid e Airbnb e seconde case sono diventati sempre più protagonisti. In particolare Airbnb “ha resettato la sua offerta proprio sul turismo di prossimità”.
Rispetto alle seconde case, un’indagine Censis dell’ottobre 2020 ha sottolineato come “poco meno di un italiano su 4 (24%) dispone di almeno un’altra residenza collocata in un comune diverso da quello di residenza”. Secondo la stessa indagine il 34% delle famiglie dichiara di aver fatto uso della seconda casa nel 2020 maggiormente rispetto al passato anche grazie alla diffusione dello smart working trasformando per un certo periodo le seconde case in prime case. I motivi vanno dal maggior senso di sicurezza legato al fatto di soggiornare nella prima dimora (35,9%) alla rinuncia forzata di una vacanza all’estero (26,1%) passando all’esigenza di ridurre le spese non essenziali in un momento di grande difficoltà (21,7%).