I tesori culturali, certo. Le bellezze della natura, ovvio. Gli ineguagliabili giacimenti culturali, sicuro. Ma tra le tante calamite che il nostro Paese può vantare c’è anche l’enogastronomia, riconosciuta a livello mondiale quale vera numero uno. Tanto che il prossimo giugno (serata conclusiva il 19) “The World’s 50 Best Restaurants” arriverà per la prima volta in Italia, a Torino, portando con sé una straordinaria occasione per celebrare e valorizzare il patrimonio enogastronomico nazionale.
La “Best” fu fondata nel 2002 a Londra: è una classifica annuale che celebra i cinquanta migliori ristoranti al mondo, curata dal mensile britannico “Restaurant”, un appuntamento divenuto punto di riferimento per l’alta ristorazione globale, considerato una delle classifiche più autorevoli del settore fine dining a livello internazionale.
L’annuncio della scelta italiana per l’evento internazionale arriva a poca distanza dalla pubblicazione del “Rapporto sul turismo enogastronomico italiano”, giunto alla sua settima edizione (sempre curato da Roberta Garibaldi, docente universitaria e presidente dell’Associazione italiana turismo enogastronomico, un ente senza scopo di lucro). L’indagine è uno strumento di lavoro per supportare le destinazioni e gli operatori delle filiere nell’esplorare le potenzialità che il patrimonio enogastronomico possiede e sviluppare sistemi di offerta capaci di soddisfare le esigenze del turista contemporaneo e nasce da una rigorosa metodologia di ricerca.
Per i turisti europei, il cibo è una presenza stabile, insieme a natura e cultura, tra le esperienze più desiderate. Nel breve periodo (ottobre 2024-marzo 2025), queste proposte pesano rispettivamente per il 15,3% (enogastronomia), 16,6% (natura) e 14,7% (cultura) nelle intenzioni dei cittadini europei. Si tratta di un bacino di mercato ampio – potenzialmente di oltre 60 milioni, di cui 20,6 solo per l’enogastronomia -, con numeri stabili rispetto al 2023.
Numeri che riflettono – e sono conseguenza – della crescita delle ricerche sul web di informazioni e suggerimenti sui viaggi enogastronomici: basti pensare che, rispetto al 2023, le ricerche sul web della parola “cooking tourism” da parte degli inglesi sono aumentate del 250% mentre per “best cities for food in the world” del 143%.
Nella stasi del turismo domestico, si rafforza ulteriormente il legame tra gli italiani e il viaggio enogastronomico: il 70% dichiara di aver svolto almeno una vacanza negli ultimi tre anni con motivazione primaria il cibo, il vino, l’olio, segnando un +12% sul 2023 e un +49% sul 2016. Un bacino di domanda ampio (si stima circa 14,5 milioni) che opta prevalentemente per mete domestiche (64%, di cui il 51% in solo Italia).
Per calcolare la spesa dei turisti enogastronomici, si è fatto riferimento (sia per i turisti italiani che per quelli stranieri) alla spesa dei turisti che hanno per meta primaria l’enogastronomia, così come per la durata del viaggio. La spesa media giornaliera così definita per il 2023 è stata pari a 130 euro per i turisti italiani con pernottamento, 90 euro per gli escursionisti italiani e 170 euro per i turisti stranieri con pernottamento.
Il turismo enogastronomico genera un impatto economico e sociale significativo, contribuendo a oltre 40 miliardi di euro all’economia italiana nel 2023, con un rapporto benefici/costi pari a 6,9, confermandosi importante per l’economia italiana, con un forte potenziale di crescita e un ruolo non secondario nell’occupazione e nella distribuzione del reddito. La triade aree rurali-piccoli borghi-enogastronomia ha e potrà avere un ruolo rilevante nello sviluppo del turismo nazionale, anche in risposta al crescente al sovraffollamento turistico.
Per l’enoturismo i dati del 2024 mostrano che degustazioni e visite rimangono le proposte più popolari, con il 48,8% ed il 32% degli italiani che dichiarano di avervi preso parte nel corso dei viaggi svolti negli ultimi tre anni. Si affiancano attività che associano la scoperta del vino con l’opportunità di ritrovare il proprio benessere psico-fisico (26,9%) e vivere i luoghi in modo più coinvolgente (22,1%).
Tra i più giovani l’interesse per le proposte tradizionali è basso: c’è maggiore voglia di esperienze attive (trekking, vendemmia attiva, ecc.) e tour / itinerari a tema vino. Proprio il vino per gli italiani è il prodotto più rappresentativo del nostro Paese, a seguire l’olio EVO (con il 24% delle preferenze), pizza (22%), pasta (15%) e formaggi (11%).
L’offerta legata all’eno-gastroturismo si declina con le esperienze: oltre alle classiche degustazioni, i viaggiatori cercano anche attività più interattive, come corsi di cucina, masterclass in laboratori, percorsi in cantina o nei caseifici. La possibilità di assistere direttamente alla produzione di un alimento, ascoltare le storie di chi lo realizza e degustarlo nel contesto in cui nasce aggiunge valore all’esperienza e crea un legame più profondo con il territorio.
Ovviamente, vedere nascere un vino o un formaggio direttamente dalle mani dei produttori è un plus che alimenta esperienze e ricordi più longevi…
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