Da settore maggiormente colpito dalla pandemia e dalle misure sanitarie restrittive che hanno limitato molto il turismo (e le attività di ristorazione, oltre che le sagre di paese) in Italia a comparto che potrebbe uscire prima degli altri dalla crisi e, grazie proprio alla sua stessa natura, diventare nuovamente un’eccellenza e la scelta privilegiata da parte di tutti gli amanti dei viaggi in un futuro a breve termine.
In poche righe potrebbe essere sintetizzata così la ‘parabola’ del turismo enogastronomico, una delle eccellenze nostrane che tuttavia, nonostante stia affrontando un momento difficile, non ha fatto registrare il crollo verificatosi in altri comparti e nel 2021 potrebbe tornare a crescere proprio perché privilegia quel “turismo di prossimità” che nell’auspicabilmente vicino periodo de post-Covid-19 rappresenta la nuova frontiera per milioni di italiani. Ma andiamo con ordine, analizzando cosa sta accadendo e quali sono i trend che cisi può attendere nei prossimi tempi dal mondo del turismo rurale che, lo ricordiamo, fa riferimento a esclusivamente all’ambito interno e non estero, dando così notevole respiro all’economia e rilanciando i consumi.
TURISMO ENOGASTRONOMICO DOPO LA PANDEMIA: NO CRISI, MA OPPORTUNITA’
Già prima dell’avvento della pandemia da Coronavirus, diversi studi di settore avevano rilevato come le “abitudini di consumo” da parte degli italiani (ma non solo) si orientavano verso la riscoperta del turismo rurale e quello cosiddetto esperienziale, alla ricerca dell’unicità e dell’autenticità di luoghi, sapori ed eventi. Anche per questo motivo, nonostante il comparto enogastronomico sia stato fortemente penalizzato dalla crisi, rappresenta forse l’ambito maggiormente vivace e quello che potrebbe essere in grado di adattarsi al mutato contesto, riconvertendosi e sfruttando al meglio quelli che intrinsecamente sono i suoi punti di forza.
Insomma, meno spiagge, luoghi esotici e ricerca di una villeggiatura esclusiva: largo invece alla riscoperta degli angoli inesplorati in campagna e che spesso si trovano a due passi da noi (il famoso turismo di prossimità che, dato non trascurabile, a volte preserva pure il portafogli…). Secondo una ricerca ben il 53% degli italiani si sposta per scoprire -e assaggiare- qualcosa di nuovo ma allo stesso tempo tradizionale e per questo, anche per via del fatto che il turismo enogastronomico si presta bene a rispettare le nuove esigenze di sicurezza che la convivenza col virus comporterà, nel prossimo biennio non sono pochi gli esperti che puntano su un suo boom.
I MOTIVI DI OTTIMISMO E LE POTENZIALITA’ PER IL SETTORE
Ma, andando più nello specifico, quale sarà il futuro del turismo rurale nel nostro Paese? Da scelta obbligata a causa del Covid-19 e che aiuta a consolidare il legame col territorio -proponendosi spesso anche come una soluzione pure low cost e sostenibile dal punto di vista ambientale- il viaggio di prossimità diverrà una scelta ben precisa e, si prevede, condivisa da sempre più persone. I motivi di ottimismo per gli operatori e le aziende del settore food&wine non mancano insomma, contando anche che secondo alcune stime nel 2019 si sono tenuti sul territorio nazionale oltre 42mila tra sagre ed eventi enogastronomici per un fatturato complessivo che era stato stimato attorno a poco meno del miliardo di euro.
Questo senza dimenticare le migliaia di agriturismi disseminati su tutto il territorio e che punteranno non solo sul fatto di essere lontani dalle città e sulla genuinità (la campagna, simbolo di un mondo non toccato dal virus) ma anche su ricettività e proposte esperienziali “open air” fra tour nei vigneti, attività di trekking, degustazioni, arte e rassegne all’aperto e altro ancora. In sintesi: risposta a un bisogno escapista e creatività nel riproporre la tradizionale offerta in modo nuovo, magari sfruttando meglio pure le nuove tecnologie, tra app ed esperienze immersive che aiutino il turista a restare ‘vicino’ a quella stessa esperienza ex post oppure a scoprirla pian piano come un pre-show ovvero prima di viverla sul posto.