Arquà Petrarca, uno dei Borghi più belli d’Italia nascosto come una piccola perla medievale tra i Colli Euganei: infatti il piccolo comune in provincia di Padova, e che deve il suo nome al “sommo poeta” toscano vissuto nel Trecento e che proprio qui terminò i suoi giorni, rappresenta uno dei luoghi più belli non solo del Veneto ma dell’intera penisola, adagiato ai piedi dei monti Ventolone e Piccolo, soprattutto per le sue origini antichissime e che tuttavia non hanno scalfito il fascino di questo centro che pare esistesse già, sotto forma di primitivi insediamenti (una stazione palafitticola nei pressi del Laghetto della Costa, inserito peraltro dal 2011 nella lista dei Luoghi Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO), addirittura nell’età del Bronzo. Il suo borgo, invece, fu costruito probabilmente ai tempi del regno longobardo, che fu qui egemone per un lungo periodo. Ma cosa visitare ad Arquà per chi volesse trascorrervi magari un weekend e qual è il legame che unisce Francesco Petrarca al comune patavino, che al poeta ‘laureato’ ha dedicato il Parco Letterario dei Colli Euganei a lui intitolato e ha fatto diventare la sua ultima residenza una casa-museo?
UN BORGO ANTICHISSIMO TRA I COLLI EUGANEI
Partiamo dal nome: al tempo delle dominazioni romane Arquà Petrarca era conosciuto come Arquatum, prima di diventare Arquada durante il periodo di massimo splendore della vicina Repubblica di Venezia e poi, dal 1868, con l’annessione del Veneto al neonato Regno d’Italia, ecco la denominazione dedicata al poeta e filosofo che si conserverà fino ai giorni nostri. Immerso nel Parco Regionale dei Colli Euganei (visitabili grazie a passeggiate e percorsi in bici lungo sentieri suggestivi e attrezzati e che portano anche al già menzionato Laghetto della Costa), questo borgo -diviso tra parte alta e bassa- conserva ancora nel suo centro storico il sapore delle sue origini medievali e poi delle dimore nobiliari che successivamente furono fatte realizzare dalle famiglie aristocratiche, tra le altre, degli Zabarella e de Contarini. Degne di nota sono appunto non solo il Palazzo Contarini, risalente al Quattrocento, e la trecentesca Casa Strozzi (che oggi ospita anche mostre) ma anche la Chiesa Parrocchiale di Santa Maria coi suoi affreschi, un Polittico del Trecento e soprattutto la bellissima pala della “Ascensione” attribuita a Palma il Giovane; inoltre, un’altra tappa obbligata è l’Ospitale della Madonna, edificato nel 1320, la Loggia dei Vicari (un tempo sede dell’amministrazione cittadina, ovvero i vicari che dipendevano dalla Signoria di Padova) e infine il Monte Castello, il luogo dove si trovava il castello, distrutto a seguito di una sanguinosa battaglia tra padovani e scaligeri, ma che offre comunque un bellissimo panorama dei Colli.
LA CASA-MUSEO DI FRANCESCO PETRARCA
“Guardate laggiù i Colli Euganei, Foscarina. Se il vento si leva, andranno vagando per l’aria come veli, ci passeranno sul capo. Non li ho mai veduti così trasparenti… Un giorno vorrei andare con voi ad Arquà. I villaggi sono rosei laggiù come le conchiglie che si trovano nella terra a miriadi” così recita la targa che ad Arquà Petrarca accoglie il visitatore nel borgo alto e che, tratta da un passaggio de “Il fuoco” di Gabriele D’Annunzio, è dedicato proprio al poeta che qui trascorse gli ultimi giorni prima di morire il 19 luglio 1374, circondato da “vasti boschi di castagni (…) la vite, l’olivo e il mandorlo tipici del paesaggio arquatense” che tanto amava. La casa, donata al Comune di Padova, fu successivamente restaurata e abbellita con affreschi a tema la vita e le opere di Francesco Petrarca. La sua ultima dimora oggi è una casa-museo che ospita la stanza centrale, detta anche delle Metamorfosi, quella delle Visioni, quella di Venere (la supposta camera da letto) e infine lo studiolo del poeta dove era solito conservare anche i suoi libri: qui la libreria, una seggiola e persino una gatta imbalsamata su cui si è tanto ricamato si pensa che siano proprio gli originali appartenuti allo stesso letterato e arrivati praticamente integri dal Trecento sino ai giorni nostri.