Dopo il caso di Parabiago, del rogo al presepe e alla parrocchia, un altro episodio simile in Lombardia, questa volta ad Uboldo, in provincia di Varese. Un gruppo di adolescenti, come riferisce stamane Libero, fra sabato e domenica scorsa ha decapitato due sagome del presepe allestito nella piazza del paese. Dopo di che uno dei giovani si sarebbe seduto sulla culla del Bambin Gesù, distruggendola. Il quotidiano parla di “un vero e proprio raid di teppisti”, avvenuto davanti alla chiesa di San Pietro e Paolo, dove si trova un presepe con grandi statue di legno che riproduce la Natività. L’episodio si è verificato alle prime ore di domenica scorsa, nel corso della notte, tra l’altro poche ore prima la grande festa del paese che vede nell’accensione dell’albero il suo clou. Una volta scoperto il fattaccio, sono state allertate le autorità, leggasi la polizia municipale, che dopo una serie di indagini è risalita ai responsabili, un gruppo di minorenni di età compresa fra i 14 e i 16 anni già noto a Uboldo per una serie di bravate, a cominciare dal danneggiamento alla biblioteca.
«La mia preoccupazione immediata è che potesse essere il gesto di qualche fanatico religioso – le parole del sindaco di Uboldo, Luigi Clerici – considerato il delicatissimo momento storico e politico che stiamo attraversando. E invece sembra che sia stata l’ennesima “ragazzata”, che esprime un degrado culturale sempre più grave. Non possiamo continuare a sottovalutare e ignorare questi fenomeni di inciviltà, oltre che di maleducazione. La responsabilità appartiene soprattutto ai genitori di questi ragazzi, che purtroppo non sembrano essere in grado di educarli e di trasmettergli certi valori. Mi chiedo come sia possibile che questi giovani vadano in giro a far danni, rimanendo fuori di casa in piena notte, per commettere queste azioni».
UBOLDO, RAGAZZINI DECAPITANO IL MAXI PRESEPE DEL PAESE: “C’È UNA FRUSTRAZIONE PERSONALE”
E ancora: «Sono fenomeni che esprimono una frustrazione personale, ma che avvengono quasi sempre in gruppo, magari per impressionare e mettersi in mostra con i coetanei. Molti di questi ragazzi non va a scuola. La mia speranza è che trovino presto la loro dimensione, ma è anche un compito delle istituzioni quello di aiutarli e non abbandonarli». Secondo Libero si tratta di un episodio che manifesta un disagio giovanile, un fenomeno sociale sempre più diffuso purtroppo.