Dietro allo stop delle armi fornite dagli USA all'Ucraina ci sarebbe la volontà di concentrarsi sulla Cina: il suggerimento del funzionario Elbridge Colby
Sembrano emergere novità in merito al recente stop alle armi fornite dagli USA in Ucraina, da tempo al centro dell’attenzione dei media statunitensi per l’inaspettata decisione presa all’ultimo minuto e per la successiva presa di posizione da parte del presidente Donald Trump che in un punto stampa alla Casa Bianca aveva chiarito di non aver dato lui personalmente l’ordine di bloccare gli armamenti, precisando – sempre in quell’occasione – di aver fornito l’autorizzazione a farle arrivare a destinazione.
Un tema che ha attirato, appunto, l’attenzione dei media perché è stata vista – inizialmente – come un netto cambio di posizione da parte di Trump sul suo supporto all’Ucraina e – successivamente, dopo il punto stampa del tycoon – come una possibile fonte di divisione tra gli uomini al comando che hanno deciso di scavalcare il presidente per ragioni non effettivamente chiare: argomento, quest’ultimo, alimentato quando è trapelata la voce che a dare l’ordine sulle armi destinate all’Ucraina fosse stato “un funzionario in particolare“.
In ogni caso, al di là dell’attenzione mediatica – è utile precisarlo – attualmente sembra che tutto sia tornato alla normalità con il presidente (ultimo e unico a poter impartire ordini di questo tipo) che dopo il marasma ha confermato il suo continuo supporto all’Ucraina, pur restando al contempo con un piede anche nello stivale russo per cercare di portare l’amico Vladimir Putin al tavolo delle trattative e porre – come promesso più di sei mesi fa – fine al conflitto in Ucraina.
Dietro al cortocircuito sulle armi in Ucraina, il suggerimento del funzionario Colby di concentrarsi sulla Cina e su Taiwan
Tornando al presente, secondo quanto riferito in queste ore dal Wall Street Journal, però, dietro alla scelta di bloccare le armi destinate all’Ucraina ci sarebbe stato un memorandum firmato dal responsabile della politica del Pentagono Elbridge Colby, incaricato – tra le altre cose – di tenere costantemente sott’occhio il livello di forniture militari nei depositi statunitensi e di redigere delle informative destinate al presidente e al segretario alla Difesa.

Nel suo memorandum – datato inizio giugno – Colby avrebbe sollevato alcune perplessità rispetto alle forniture, sottolineando che ulteriori richieste da parte dell’Ucraina avrebbero rischiato di mettere a durissima prova le già risicate scorte statunitensi; mentre in nessuna parte del documento si faceva riferimento al suggerimento di bloccare gli armamenti: decisione – quest’ultima – poi presa dal segretario alla Difesa Pete Hegseth in una sorta di cortocircuito decisionale.
Ma l’aspetto più interessante di tutta questa storie è legato all’indicazione da parte di Colby del fatto che, a fronte di scorte eccessivamente limitate a causa del continuo – e costoso – supporto all’Ucraina, gli USA non sarebbero stati in grado di continuare la loro strategia di pressioni nell’area dell’Indo-Pacifico, scoraggiando la Cina dall’attaccare Taiwan: da tempo, infatti, Colby sostiene che gli Stati Uniti dovrebbero concentrarsi “sulla Cina e sull’Asia”, dato che “una politica che ponga l’Europa al primo posto non è ciò di cui l’America ha bisogno”.
