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Home » Esteri » Ucraina » UCRAINA/ “Grandezza russa e far fuori Zelensky, i due obiettivi nella trattativa di Putin col Vaticano”

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UCRAINA/ “Grandezza russa e far fuori Zelensky, i due obiettivi nella trattativa di Putin col Vaticano”

Int. Stefano Caprio
Pubblicato 23 Maggio 2025
Papa Leone XIV con Zelensky in Vaticano

Papa Leone XIV con il Presidente dell'Ucraina Zelensky in Vaticano (ANSA-EPA 2025)

Secondo il WSJ Ucraina e Russia tratteranno a metà giugno in Vaticano. Ecco perché Putin, che sta vincendo la guerra, potrebbe optare per il negoziato

Il negoziato Russia-Ucraina in Vaticano è possibile. Anzi, secondo il Wall Street Journal si terrà a metà giugno. La realtà, però, spiega Stefano Caprio, sacerdote cattolico di rito bizantino in Russia dal 1989 al 2002, teologo ed esperto del mondo russo, è che ci sono ancora delle incognite, dei dubbi da chiarire. La prima è sintetizzata dalle parole che, sempre secondo il quotidiano americano, Trump avrebbe pronunciato telefonando ai leader europei, ai quali avrebbe riferito che Putin non è pronto per finire la guerra.


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Il capo del Cremlino, però, potrebbe avere interesse ad avviare un negoziato a Roma, per ottenere comunque un riconoscimento internazionale che fino a qualche mese fa non aveva. Oppure potrebbe accettare di fermare la guerra chiedendo elezioni in Ucraina, attraverso le quali liberarsi di Zelensky.

In questo contesto emerge il ruolo importante della diplomazia vaticana, in cui riprende quota il segretario di Stato Pietro Parolin, che secondo alcuni è stato fra i grandi elettori di Prevost.


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Secondo il Wall Street Journal Trump ha telefonato ai leader europei dicendo che Putin non è pronto alla fine della guerra, perché è convinto che la sta vincendo. Questo cambia le prospettive della trattativa?

È una considerazione tutto sommato abbastanza ovvia: Putin semmai può mettersi d’accordo sulla fine del conflitto in Ucraina alle sue condizioni.

Ha degli obiettivi relativi all’Ucraina e se non li raggiunge con il negoziato lo farà con la guerra?

Sì, nel senso che l’Ucraina è solo un aspetto del problema. Si sta preparando a una possibile nuova offensiva, tra l’altro minacciando non solo Kiev. Il fatto è che la Russia rischia una crisi economica abbastanza forte. Le trattative gli servono per allungare i tempi e valutare meglio quello che può fare, o eventualmente per ottenere una vittoria almeno ideale, affermando la centralità della Russia. Il capo del Cremlino ha trasformato l’economia russa in economia di guerra, ma è un’economia che però corre sempre il rischio di un default. Nonostante gli avvertimenti degli economisti e della presidente della Banca centrale Elvira Nabiullina, tuttavia, il presidente è convinto di superare tutte le crisi: non dà l’impressione di preoccuparsi molto per l’economia.


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Al di là dell’uscita di Trump in relazione alle intenzioni di Putin, sempre il Wall Street Journal sostiene che le trattative Russia-Ucraina in Vaticano si terranno a metà giugno. È una possibilità concreta?

Se hanno tenuto degli incontri a Istanbul, che è la seconda Roma, potrebbe succedere anche nella prima, soprattutto dopo le suggestioni di quest’ultimo mese, tra il funerale di Francesco e l’insediamento di Leone XIV, con i vertici mondiali che sono arrivati in Vaticano. È un momento da sfruttare. Si vede che il Papa prosegue la linea pacifista di Francesco, ma con uno stile molto più diplomatico, fatto non solo di appelli, ma anche, appunto, di lavoro diplomatico.

Questo vuol dire che riprende quota la figura del segretario di Stato Pietro Parolin: si occuperà lui delle trattative?

Certamente. Il che conferma quello che in tanti hanno osservato e cioè che Parolin è stato il principale sponsor anche dell’elezione di Papa Prevost in conclave. Il fatto che sia già riemersa anche la figura del segretario per i Rapporti con gli Stati e le organizzazioni internazionali, monsignor Gallagher, dimostra come si stia tornando a una diplomazia vera e propria.

Ma cosa impedisce ancora di annunciare che ci sarà questo vertice in Vaticano? C’è ancora qualche titubanza da parte di Putin?

Titubanze ce ne sono da tutte le parti: sicuramente è una trattativa molto delicata. Il Cremlino ha detto che finora non ha ricevuto nessun invito specifico dalla Santa Sede, mentre Trump ha dichiarato che sarebbe bellissimo organizzare gli incontri proprio lì. Se però il presidente americano perde la pazienza e si ritira dalle trattative, come dice ogni tanto di voler fare, cambia tutto il formato. Gli aspetti da valutare, insomma, sono tanti. La diplomazia vaticana, comunque, se ci si mette sa lavorare con discrezione, in silenzio.

Quello del Vaticano sarà un ruolo attivo, di negoziazione?

Una vera e propria negoziazione con tutti gli attori in campo, tenendo conto che il Vaticano ha i suoi canali per parlare anche con i russi, compreso quello del Patriarcato.

Kirill, il patriarca della Chiesa ortodossa di Mosca, in questo contesto come vede una trattativa del genere, come una diminuzione del suo ruolo? Nel senso che mette in evidenza il Vaticano e non lui?

Ha già detto esplicitamente in un raduno del ministero degli Esteri che ha intenzione di portare avanti il dialogo con il Vaticano, con il nuovo Papa, per la difesa dei cristiani perseguitati, per la pace in generale, per la difesa dell’ambiente e per questioni umanitarie, senza citare però l’Ucraina. Praticamente ha richiamato l’agenda dell’incontro con Papa Francesco. In questo modo Kirill vorrebbe evidenziare che è alla pari con il pontefice: i russi sono molto attenti a Roma perché vogliono porsi come Chiesa universale. Mettersi al fianco di Leone XIV significa anche dimostrare che il Papa riconosce la loro vera ortodossia dei valori tradizionali.

Ma la trattativa in Vaticano, alla fine, si farà o no?

La probabilità non è altissima. Però non la escludo. Sicuramente i russi vorranno sfruttare l’occasione per esaltare quelle che ritengono le motivazioni morali della loro politica, oltre che approfittarne per allungare i tempi. Dobbiamo considerare anche che c’è un Papa più tradizionale rispetto a Bergoglio e che quindi corrisponde un po’ di più al loro modo di essere, un pontefice che, come americano moderato, è il contraltare della figura contraddittoria di Trump. Tanti aspetti che potrebbero favorire lo svolgimento del negoziato.

Putin, comunque, prima di iniziare una trattativa vuole essere sicuro che verranno accettate le sue condizioni?

La guerra ormai proclama di averla vinta e stravinta; più che essere certo di avere successo nella trattativa, può accettare di condurla comunque, anche se non porta a nulla, a patto che in qualche modo sottolinei il valore morale della politica russa. Una trattativa fatta in Vaticano sarebbe comunque un riconoscimento che i russi contano ancora. Il risultato in Ucraina ai russi interessa fino a un certo punto: vogliono avere il pieno controllo delle quattro regioni annesse, ma poi alla fine cosa cambia? Già nel 2014 hanno cominciato a controllare Crimea e Donbass, non cambierebbe molto per la Russia. Semmai punteranno a fermare la guerra per far svolgere le elezioni in Ucraina e mettere fuori gioco Zelensky con la propaganda e con i mezzi che ben conoscono. Come hanno provato a fare in altre situazioni: non si può dimenticare che l’Ucraina è ancora molto legata alla Russia.

(Paolo Rossetti)

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Tags: Volodymyr ZelenskyPapa FrancescoPapa Leone XiVDonald TrumpVladimir Putin

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