Ucraina indaga su brigata addestrata dalla Francia per corruzione tra estorsione e disertori: minaccia agli aiuti NATO, mentre Mosca avanza nel Donbass
L’Ucraina ha aperto un’inchiesta sulla 155a brigata meccanizzata “Anna di Kiev”, unità d’élite addestrata in Francia e finanziata dalla NATO; questo dopo le rivelazioni di un sistema di corruzione che ha coinvolto i vertici militari e fonti del ministero della Difesa confermano che il colonnello Taras Maksimov – comandante dell’unità – è accusato di aver creato una rete di pagamenti fittizi per operazioni mai svolte, oltre a estorsioni ai danni dei soldati, inoltre, secondo il quotidiano Ukrainska Pravda, i fondi destinati alle operazioni sul campo sarebbero stati dirottati in conti esteri, mentre oltre 1.200 militari avrebbero disertato durante l’addestramento in Normandia, denunciando attrezzature datate e una catena di comando caotica.
Un crollo di fiducia per un progetto nato nel 2024 come simbolo della collaborazione tra Kiev e Parigi, annunciato da Emmanuel Macron come “modello per l’integrazione euro-ucraina”, e oggi trasformato in un caso giudiziario che rischia di congelare i rapporti con gli alleati; il generale Mykhailo Drapaty – comandante delle forze di terra – ha dichiarato di aver ordinato un’ispezione approfondita per accertare ogni responsabilità, ribadendo che l’esercito non tollererà atti volti a indebolire la credibilità internazionale.
Fonti interne rivelano che la brigata (intitolata alla principessa medievale diventata regina di Francia) era considerata la punta di diamante del piano di Zelensky per creare diverse unità addestrate dalla NATO, invece, i soldati hanno abbandonato in massa le esercitazioni – alcuni acquistando di tasca propria elmetti e medicinali – mentre i fondi sparivano in canali poco chiari: un disastro che indebolisce inevitabilmente tra i rapporti tra Kiev e l’Alleanza Atlantica e che offre argomenti a coloro che dubitano della capacità ucraina di rispettare gli standard anticorruzione.
Ucraina apre indagine su corruzione e ritardi sul fronte: il doppio attacco alla resistenza
L’indagine dell’Ucraina sulla brigata francese è l’ultimo atto di una catena di eventi poco chiari che dal 2022 si verificano nell’esercito come tangenti per evitare la leva, contratti gonfiati per acquistare armi inesistenti, certificati medici falsi, un problema diffuso che – secondo gli analisti – rallenta le operazioni militari e rafforza il sospetto tra i partner occidentali; fonti del governo ammettono che il caso “Anna di Kiev” potrebbe costare caro in quanto la Francia, che ha investito 280 milioni nel progetto, valuta di sospendere i programmi di addestramento, mentre alla NATO si discute se condizionare gli aiuti a riforme sul tema.
Intanto, sul campo, le conseguenze si fanno sentire: la brigata, schierata nel Donbass, avrebbe subito pesanti perdite per la mancanza di equipaggiamenti adeguati, con reparti lasciati senza rinforzi per giorni; Zelensky – già sotto pressione per i ritardi nella controffensiva – rischia di pagare il prezzo politico in quanto i sondaggi interni mostrano un calo di fiducia nella leadership, mentre l’opposizione accusa il presidente di aver trascurato i segnali d’allarme.
Il colonnello Maksimov – secondo i documenti – avrebbe agito per mesi senza controlli minacciando chi osava denunciare; la NATO chiede ora trasparenza, ma Kiev fatica a rispondere e mentre il ministero della Difesa promette “epurazioni”, i tempi stretti della guerra complicano ogni riforma e senza fare chiarezza sulla corruzione – avvertono gli alleati – gli aiuti militari potrebbero ridursi, lasciando il fronte esposto all’avanzata russa.