Colloqui diretti Ucraina-Russia: Putin non è andato perché non c'erano le condizioni. Ora l'Ucraina rischia la disgregazione
Zelensky aveva calcato la mano, caricando di aspettative l’incontro in Turchia tra lui e Putin. Ma il capo del Cremlino a Istanbul non si è visto, e le trattative, anche se oggi le delegazioni di russi e ucraini (assistite da turchi e americani) dovrebbero incontrarsi, sono al palo o forse destinate a non ottenere alcun risultato.
Lo scenario della guerra in Ucraina, spiega Maurizio Boni, generale di Corpo d’armata, opinionista di Analisi Difesa, è quello di un conflitto che probabilmente si risolverà sul campo, con il rischio addirittura di uno smembramento dell’Ucraina, indebolita a tal punto militarmente e politicamente da non saper difendere il suo territorio neanche dalle rivendicazioni di ungheresi, polacchi e romeni.
Trump, intanto, dichiara che solo un incontro fra lui e Putin potrebbe risolvere la situazione, ma non sembrano ancora esserci le condizioni perché si verifichi a breve. Lo stesso segretario di Stato USA Marco Rubio ha dichiarato di non essere fiducioso sull’esito dei colloqui in Turchia.
È stato presentato come l’incontro che poteva segnare una svolta nelle trattative per la pace in Ucraina. Anche se Putin non si è visto, l’appuntamento in Turchia cambia qualcosa nelle trattative?
C’erano troppe aspettative, era logico che Putin non andasse al primo incontro con Zelensky. In tutti i negoziati prima ci sono degli incontri a livelli inferiori. Il presidente ucraino ha voluto alzare la posta per questioni politiche, ma era chiaro che il capo del Cremlino non si sarebbe mosso da Mosca. Zelensky, tra l’altro, è stato anche criticato in patria: alcuni consiglieri dell’Ufficio del presidente hanno espresso disagio in relazione alla sua volontà di negoziare direttamente con Putin.
Proprio lui, che aveva firmato il decreto che vietava assolutamente di trattare con la Russia. La sua decisione di recarsi in Turchia sarebbe stata presa senza coinvolgere il Consiglio per la sicurezza nazionale e la difesa dell’Ucraina. La sua è stata una fuga in avanti.
Come mai il presidente ucraino ha preso autonomamente l’iniziativa?
Probabile che gliel’abbia suggerito qualche Paese europeo. È un cambiamento di rotta che Zelensky sta spacciando come apertura al dialogo e alla pace, ma che molti leggono più cinicamente come un tentativo di rimanere a galla politicamente e di giocare le ultime carte per mettere in difficoltà i russi. Ha dichiarato che dall’improbabile colloquio con Putin a Istanbul potevano uscire delle decisioni politiche importanti, come il cessate il fuoco e uno scambio di prigionieri: non solo pretendeva che il presidente russo andasse a Istanbul, ma indicava anche quali sarebbero stati gli esiti dell’incontro. Un vero pasticcio.
Nell’annunciare il possibile incontro Putin-Zelensky, anche l’inviato di Trump Steve Witkoff aveva indicato tre punti su cui le parti dovevano chiarirsi, il primo dei quali riguarda la cessione dei territori. Tutti sapevano, insomma, che in realtà non si poteva risolvere la situazione con un semplice incontro, sia pure al vertice?
I dettagli da chiarire sono ancora tanti. E soprattutto bisogna capire cosa sarà l’Ucraina del futuro. J.D. Vance, il 7 maggio scorso, in occasione di una sessione della Conferenza sulla sicurezza di Monaco svoltasi a Washington, si era detto piuttosto scoraggiato per l’andamento dei negoziati, ammettendo che la Russia si fermerà solo dopo aver conquistato i territori che si è annessa con il referendum del 2022. Non solo, ipotizzava addirittura che la Russia stesse negoziando in mala fede, con la conseguenza che gli Stati Uniti avrebbero abbandonato molto presto le trattative. È come se Vance avesse messo le mani avanti: “Noi ce l’abbiamo messa tutta, ma sono i russi che si impuntano”.
Gli USA ce l’hanno veramente messa tutta per arrivare alla pace?
Hanno una visione molto semplicistica di questi negoziati: si aspettavano di poter risolvere questioni fondamentali per i russi in breve tempo. Invece, i problemi che devono essere trattati sono di una portata che probabilmente eccede le capacità proprio delle delegazioni statunitensi ed europee. Al momento, quello che è certo è che gli Stati Uniti hanno ottenuto l’apertura di un dialogo strategico con la Russia, per accordi commerciali, terre rare e quant’altro. Però non c’è nessuna visione di ampio respiro. Per come stanno le cose, saranno gli esiti sul campo di battaglia che faranno concludere la guerra, non i negoziati.
Trump ha dichiarato che non accadrà niente fino a che lui e Putin non si incontreranno. È l’unico modo per sbloccare il negoziato?
Solo il loro incontro diretto potrà continuare il dialogo o seppellirlo definitivamente.
Bloomberg riferisce che gli USA vogliono rispolverare il Consiglio Russia-NATO. Sarebbe una buona iniziativa per raggiungere la pace?
Perché no? Gli Stati Uniti hanno aperto ufficialmente un canale di relazione con la Russia, e siccome la NATO sono gli Stati Uniti, è una proposta logica. D’altra parte, il nuovo segretario generale dell’Alleanza atlantica, Mark Rutte, si è immediatamente allineato con il pensiero di Trump anche su questo punto. E se stanno così le cose, gli europei, anche obtorto collo, faranno altrettanto.
Che scenario si apre ora che l’incontro Putin-Zelensky non c’è stato? Ucraini e russi cominceranno a confrontarsi direttamente?
Ci sono due aspetti che dobbiamo considerare. Il primo è militare. I russi stanno ottenendo successi sul campo molto preoccupanti per l’Ucraina. Non solo mantengono l’iniziativa su tutto il fronte, ma stanno avanzando in maniera significativa verso Pokrovsk. E gli ucraini stanno impiegando l’ultimo pacchetto di aiuti militari di Biden: entro l’estate la loro capacità militare si esaurirà. Insomma, il collasso delle forze ucraine è molto vicino. A questo elemento, però, si accompagna il problema del collasso politico del Paese.
L’insuccesso militare porta con sé anche quello di Zelensky?
Una débâcle totale in campo militare non potrà essere gestita da questo governo. Qui si apre il discorso di quanto Zelensky sia in pericolo politicamente e di quanto il sistema Paese e i suoi alleati siano in grado di gestire la sconfitta totale. Ci sono scenari che prevedono anche la possibile disintegrazione dell’Ucraina. Ungheresi, polacchi e rumeni hanno delle minoranze nel Paese e potrebbero anche avanzare richieste territoriali.
Insomma, la trattativa non ha futuro?
Secondo me non andrà da nessuna parte, meno che meno se si parlano direttamente ucraini e russi. Non c’è tempo, ed è difficile che le delegazioni possano creare le condizioni perché i leader si incontrino.
(Paolo Rossetti)
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