Ho ricevuto dagli amici dell’Ucraina del materiale impressionante di ciò che è successo a Sumy, dove nella domenica precedente la Pasqua un missile ha colpito una comunità che si recava alla Messa. Quella che da noi è la domenica delle Palme nella Chiesa ortodossa e nelle chiese orientali si chiama Verbonnoe voskresenie e ha un significato particolare. La denominazione deriva dal fatto che in Russia e dintorni non ci sono né palme, né ulivi, ma si usano rametti raccolti nella steppa e fatti germogliare per l’occasione.
Dopo la funzione religiosa si va al cimitero, ci si siede accanto alle tombe, dove spesso ci sono piccole panchine, e lì comincia un dialogo-preghiera con i propri defunti. “Riposa in pace caro/a, tra una settimana sarà la Pasqua, che ricorda la Resurrezione di Cristo. Cristo è risorto, Christos vaskries, e presto anche tu risorgerai con lui. In quel momento ricordati di me”.
Non è detto che le parole siano sempre queste, ma comunque esprimono questo significato.
Ho scoperto questa tradizione in Kazakistan da alcuni miei studenti ortodossi, che magari, mi dicevano, non erano abituati ad andare a Messa, ma a questo momento non volevano rinunciare. C’è sempre qualcosa da imparare.
Per questo l’attentato di Sumy è stato un atto particolarmente odioso per il popolo ucraino, e difficile da capire anche per tanti russi che conosco. Le fonti militari russe affermano che in quella chiesa sono stati colpiti ufficiali ucraini. Certo, tra i fedeli è probabile che ci fosse anche qualche ufficiale, ma immaginare una riunione di ufficiali in una chiesa in quel giorno, dove peraltro c’erano sicuramente anche tanti fedeli colpiti, è come pensare che il giorno delle Palme da noi il consiglio di amministrazione di Mediaset decida di fare una riunione in sant’Ambrogio.
Tutto quello che è successo è orrendo, ma paradossalmente ha anche un aspetto quasi provvidenziale. Se siamo credenti possiamo dire anche noi a quei poveri morti, pregando, di riposare in pace perché la loro morte, ingiusta, non è la fine di tutto. Se non siamo credenti non può che restarci una insanabile disperazione. E forse qualche litro di vodka per non pensare e cercare di dimenticare.
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