L’Ucraina ha avanzato una proposta formale all’Unione Europea per ottenere il cofinanziamento delle proprie forze armate e questa iniziativa, presentata dal ministro delle Finanze Serhii Marchenko durante una riunione dei vertici finanziari del G7 in Canada, è stata poi illustrata in una conferenza stampa a Kiev ieri, giovedì 22 maggio 2025, con l’obiettivo di integrare le capacità militari ucraine nel sistema di difesa collettivo europeo, garantendo al paese risorse per il 2026 e trasformando il suo esercito in un “baluardo avanzato” contro la minaccia russa; Marchenko ha precisato che il costo per i partner UE sarebbe pari a una frazione minima del PIL comunitario, calcolata in base alle quote volontarie degli Stati partecipanti.
Questi fondi – ha aggiunto – potrebbero essere conteggiati come parte degli obblighi di spesa per la difesa previsti dalla NATO, attualmente fissati al 2% del PIL nazionale; il ministro ha dichiarato che l’Ucraina ha un’esperienza solida, maturata in anni di conflitto nel contrastare l’aggressione russa, e sfruttare questa competenza per la sicurezza europea rappresenta un vantaggio sia economico che strategico.
Ha inoltre ribadito come il piano permetterebbe di evitare i lunghi tempi e gli elevati costi necessari a rafforzare da zero gli eserciti nazionali UE; la proposta arriva in un momento di tensione, in quanto, gli Stati Uniti, sotto la presidenza Trump, hanno cercato senza successo di alzare la soglia NATO al 5% del PIL, mentre in Europa continuano le divergenze sulla priorità da dare al riarmo rispetto ad altre politiche sociali ed economiche.
Ucraina e cofinanziamento: UE spaccata sul coordinamento militare
La richiesta ucraina ha riaperto una questione complessa per i leader europei, divisi tra la necessità di contenere la Russia e le sfide pratiche del coordinamento militare con Bruxelles che deve affrontare il fatto che numerosi Stati membri, tra cui Italia, Spagna e Belgio, non rispettano ancora l’impegno NATO a destinare il 2% del PIL alla difesa, rendendo politicamente sensibile l’adesione a nuovi obblighi finanziari, ma secondo Marchenko, il meccanismo proposto – che trasforma gli aiuti all’Ucraina in un “credito” per i bilanci militari nazionali, allineandoli agli obiettivi NATO – potrebbe aggirare le resistenze interne.
Fonti diplomatiche europee raccontano che la discussione è già in corso a livello tecnico, con paesi come Polonia, Lituania e Lettonia favorevoli, mentre Germania e Francia mantengono una posizione prudente, preoccupate dai precedenti giuridici; il trattato di Lisbona, infatti, non prevede la possibilità di finanziare direttamente un esercito extracomunitario, e qualsiasi modifica richiederebbe l’unanimità degli Stati membri e, inoltre, la proposta rischia di sovrapporsi alle priorità della NATO, concentrata sul rafforzamento dei contingenti alleati nei Paesi baltici e in Romania.
Nonostante gli ostacoli, Kiev insiste sull’urgenza: Marchenko ha avvertito che la Russia sta accelerando la produzione bellica e che l’Ucraina è pronta a difendere l’Europa, ma senza risorse non può garantire stabilità nel 2026, per poi ricordare che il futuro dell’Ucraina è legato indissolubilmente con quello della sicurezza dell’intero continente.