Le relazioni internazionali stanno cambiando rapidamente con una torsione personalistica sino a oggi inusitata.
Non che le forti personalità non siano state decisive nei tempi passati. Basta rileggere quella Bibbia della storia diplomatica che sono le missive che gli ambasciatori veneziani hanno inviato alla Repubblica Veneziana per secoli e altro non si comprende che il trionfo delle qualità personali, dagli intriganti doppiogiochisti sino a giungere alle Mata Hari ante litteram perché emerga poi il ruolo decisivo svolto da Kissinger e Nixon in quella trattativa con Mao e Zhou Enlai che mutò il corso della storia.
E che dire del ruolo della diplomazia vaticana durante la crisi di Cuba? Senza bombe, né cannoni, ma solo con un grande carisma si evitò la catastrofe.
Certamente Trump e Putin non raggiungono simili vette. Semmai ne sono l’ombra, tragicamente alimentata dalla crescita della decivilizzazione in corso su scala mondiale.
Decivilizzazione che si riflette anche nell’uso del tragico termine “geopolitica”, che ora stravolge ogni tentativo di scrivere monografie invece che paper e rendere manifesto un pensiero complesso piuttosto che interviste sempre uguali o pseudo-saggi che si annunciano con il tempo di lettura come incipit.
Mi chiederete: “Che cosa c’entra tutto questo con quello che accade, per esempio, nella guerra di aggressione imperialistica russa all’Ucraina?”. C’entra eccome, perché gli apparati statali in tutto il mondo capitalistico perdono in modo crescente la loro capacità di istituzionalizzazione, ossia di produrre prassi generalizzate, regole non dette ma pervasive che via via hanno storicamente abbassato i gradi dei conflitti. Hanno disperso, per esempio, le tensioni, hanno reso pregnante il ruolo degli sherpa e costruito terreni di dialogo e confronto anche quando pareva che la guerra fosse l’unica alternativa.
Oggi tutto questo mondo è in crisi profonda, si è come dileguato e scomposto e l’unica forza decisionale pare ormai sia divenuta la leadership, ossia il ruolo personale. Spesso di leader senza partito, massmediatici, onnipresenti.
Trump e Putin si parlano continuamente. Ma gli Usa, mentre i leader parlano, non riforniscono di mezzi d’arma decisivi gli amati ucraini e le dichiarazioni roboanti delle nazioni europee e dell’Ue non pare si fondino su piani e progetti di rapida implementazione.
Insomma, i programmi si leggono in pochi minuti come vuole la moda di oggi, ma se le armi non rendono manifesto il loro clangore ci corre l’obbligo di esprimere il dubbio che la partita sia già terminata e che la soluzione coreana sia la sola soluzione possibile. Basta non dirlo.
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