Troppo odio fra Putin e Zelensky: la diagnosi di Trump sullo stato di salute del negoziato per la pace in Ucraina è impietosa, quasi una dichiarazione di fallimento del tentativo. E, anche se il Cremlino ora ipotizza un vertice USA-Russia al massimo livello per far incontrare i due presidenti, il rischio che gli sforzi fatti finora finiscano in una bolla di sapone è reale.
Una situazione pericolosa, perché, come spiega Fabio Mini, generale già capo di stato maggiore della NATO per il Sud Europa e comandante delle operazioni di pace della NATO in Kosovo (autore de La Nato in guerra, Dedalo, 2025), potrebbe aprire uno scenario inquietante, che comporti il passaggio dall’operazione speciale a una guerra anche formalmente dichiarata come tale, nella quale gli stessi americani rischiano di rimanere invischiati, finendo per tornare a fornire armi agli ucraini. In queste ore, non a caso, si è parlato di 50 milioni di dollari di “aiuti” sbloccati da Trump per Kiev e di uno spostamento di sistemi Patriot da Israele all’Ucraina.
Dopo aver sbandierato la pace come vicina o almeno possibile, Trump dice che Putin e Zelensky si odiano troppo e che un accordo fra loro è quasi impossibile. Cosa sta succedendo?
Quando le questioni internazionali vengono messe sul piano dell’odio personale, si commette un errore. Certo, anche questo incide, ma non è detto che debba essere di ostacolo ai rapporti internazionali. Se Trump ha questa idea in testa, vuol dire che non ha capito molto di politica.
Trump sta constatando che la pace è molto più difficile di quanto pensasse?
Ha già dichiarato il fallimento delle sue promesse. Non so di preciso in che senso fa queste dichiarazioni, ma io, sentendole, concludo che ritiene impossibile portare a termine la sua iniziativa negoziale e, quindi, realizzare una parte delle sue promesse elettorali.
Fino a pochi giorni or sono, però, gli USA dicevano che l’accordo di massima con l’Ucraina sullo sfruttamento del sottosuolo avrebbe spianato la strada alla pace. Ora non conta più neanche quello?
Su questo accordo ci sono ancora una serie di punti di domanda, aspetti che non vengono spiegati: così, però, l’intesa rischia di rimanere una boutade. Il punto fondamentale da chiarire è se l’accordo funziona solo se l’Ucraina dispone di tutto il suo territorio. E anche se può essere realizzato solo in caso di pace.
Quali sono le alternative?
Se la guerra dovesse vincerla Zelensky, l’Ucraina sarebbe impegnata per molti anni in una sudditanza nei confronti degli Stati Uniti dovuta all’accordo. Se vincesse la Russia, se Putin riuscisse a smantellare la gerarchia a Kiev facendo crollare il regime, Mosca non cederà i territori occupati. D’altra parte, il 90% delle risorse che l’Ucraina dice di voler sfruttare insieme agli Stati Uniti sono nel Donbass occupato. Ma qui i russi non sono firmatari di nessun accordo per sfruttare il sottosuolo. Vedo una situazione imbarazzante, che contrasta con la ragionevolezza. E poi si tratta di un accordo, quello fra USA e Ucraina, firmato da ministri (il segretario al Tesoro Usa, Scott Bessent, e il vice primo ministro ucraino, Yulia Svyrydenko, nda) che oggi ci sono e domani potrebbero non esserci più. Trump è capace di licenziare un ministro dalla sera alla mattina, come ha fatto con Mike Waltz. E dall’altra parte potrebbe succedere la stessa cosa.
Ora però cosa potrebbe succedere? I giornali ucraini danno rilievo alle dichiarazioni del commissario alla Difesa UE, Kubilius, per cui, se Trump non convincerà Putin a fare la pace, l’Europa raddoppierà gli aiuti militari all’Ucraina. Che scenario si sta aprendo?
Le dichiarazioni di Kubilius indicano la prospettiva iniziale. Ma poi? Di fronte a una decisione del genere degli europei, la Russia non si arrenderebbe di certo. Putin non pensava a una guerra quando è iniziata tutta questa vicenda, ma adesso un’idea se l’è fatta. La prospettiva che vedo è questa: se il 9 maggio, durante la celebrazione degli 80 anni della vittoria sul nazismo, non succederà niente, russi e ucraini, a dispetto degli USA e della UE, potrebbero anche mettersi d’accordo. È una possibilità, non una certezza: tutti e due, d’altronde, si rendono conto dei costi che devono ancora affrontare. Ma se non si accordano e Kiev continua a reclamare la vittoria con l’aiuto degli europei, la Russia darà una spallata, inizierà la guerra: finora non ha usato questo termine, ma c’è la possibilità che quella che è stata chiamata operazione speciale sfoci formalmente e ufficialmente in uno stato di guerra. I russi hanno 120mila soldati pronti a intervenire.
Se Trump dice che Putin e Zelensky si odiano troppo, mettendo in serio dubbio l’accordo, significa che gli americani potrebbero veramente defilarsi e abbandonare la scena?
Potrebbero abbandonare lo scenario delle trattative, ma poi dare aiuti all’Ucraina. Alla fine, Trump farebbe come Biden: non si ritirerebbe da nessuna parte, ma rimarrebbe impastoiato in una situazione che pagherà in politica interna. Alla fine, gli Stati Uniti non possono disimpegnarsi veramente. Per quello che può valere, hanno comunque siglato un patto sul sottosuolo con l’Ucraina: è roba loro, se la sono comprata. Non interverranno direttamente, ma invieranno le armi.
Se fallisse la trattativa per l’Ucraina, cambierebbero anche i rapporti USA-Russia?
Il tema del rapporto con la Russia dovrà essere affrontato dal vertice NATO previsto dal 24 al 26 giugno all’Aja. Se gli Stati Uniti rimangono nell’Alleanza Atlantica e non riconoscono la Russia come proprio nemico, mi devono spiegare che fine fa il concetto strategico del 2022 su cui si basa la politica di riarmo della NATO stessa e della UE, quello per cui, appunto, i russi sono dei nemici immanenti. Mi aspetto un chiarimento su questo, da parte di tutti i Paesi occidentali. Se Trump dicesse che si è sbagliato, che Putin non è un amico, si tornerebbe allo scontro tra Occidente e Russia-Oriente, proprio ciò che voleva evitare. Se il presidente fa intravedere la possibilità di smarcarsi dai negoziati, è proprio perché non vorrebbe arrivare a un confronto a livello strategico globale.
Peskov, intanto, ha dichiarato che è il momento di un incontro Putin-Trump, che potrebbe svolgersi in Arabia Saudita. Qual è il senso di questa mossa?
Il Cremlino vuole salvare il negoziato riportandolo al livello più alto, al confronto USA-Russia, mentre Trump si rende conto di aver fallito e vuole portarlo a livello più basso per affossarlo e smarcarsi.
(Paolo Rossetti)
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