UE a Italia “Abolire esenzione fiscale porti”/ Vestager, “Norma distorce concorrenza”
UE a Italia: “Abolire l’esenzione fiscale ai porti”. Margrethe Vestager, Commissaria per la Concorrenza: “Autorità portuali siano tassate come tutte le società: la norma crea vantaggi e…”

La Commissione Europea ha chiesto allo Stato italiano di abolire l’esenzione fiscale per le autorità portuali del nostro Paese dal momento che una mancata tassazione delle loro attività si configurerebbe come una distorsione della concorrenza nel Vecchio Continente. A spiegarlo, nel corso di uno dei consueti incontri con la stampa, è stata Margrethe Vestager, Commissaria Europea per la Concorrenza dal 2014, richiamando l’Italia come peraltro era già successo anche nel caso di Francia, Paesi Bassi e Belgio: “Se le autorità portuali generano dei profitti dalle loro attività economiche, devono essere tassate come le altre società” ha detto la 52enne politica danese che a Bruxelles fa parte del gruppo dell’Alde (i liberal-democratici), spiegando che la richiesta che la UE avanza al nostro Paese di abolire le suddette esenzioni chiarisce come queste siano ingiustificate e di fatto “distorcono la concorrenza, quindi vanno rimosse”. Tema invero spinoso quello delle esenzioni fiscali e su cui Italia e Commissione si erano già trovate su opposte barricate in passato.
VESTAGER (COMMISSIONE UE), “ITALIA ABOLISCA LE ESENZIONI FISCALI AI PORTI”
Infatti la richiesta della UE attraverso le parole della Vestager invita il nostro Paese di adottare le misure necessarie affinché dal 1° gennaio 2020 vi sia un allineamento della normativa fiscale per le attività portuali a quella di tutte le altre società: tuttavia già in passato (nel 2019) era stato chiesto all’Italia un allineamento con tanto di indagine accurata affinché si mettesse in luce se le esenzioni in vigore da questa parte delle Alpi potessero essere compatibili con i cosiddetti aiuti di Stato. Va ricordato che in Italia le esenzioni dalle imposte sulle società per quanto concerne i porti risale a molto prima dell’entrata in vigore dei Trattati di Roma che istituivano di fatto la Comunità Economica Europea (1958): proprio su questo punto fa leva la Commissione sostenendo che la misura si configuri come un ‘aiuto esistente’ e dunque per il nostro Paese non debba necessariamente recuperare questa tassa e che non si configuri alcun interesse pubblico. Da qui la conclusione che la misura garantirebbe un “vantaggio selettivo” che i porti capitalizzerebbero a scapito di altri (“concorrenza sleale”), violando così le norme UE vigenti.
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