L’UE ha degli evidenti problemi a crescere e mantenere il passo con le superpotenze mondiali e secondo una recentissima analisi condotta dalla BCE – e citata dal quotidiano La Stampa – il problema è da ascrivere alla scarsa propensione agli investimenti, che dovrebbe spingere i decisori politici a cambiare passo dal punto di vista normativo: a mettere nero su bianco l’attuale situazione poco florida per l’Unione Europea sono stati gli analisti della BCE Malin Andersson, Valerie Jarvis e Michel Soudan che hanno preso in esame in particolare proprio il tema degli investimenti per capire come e quanto influiscano sulla crescita.
Dall’analisi della BCE salta subito all’occhio che se dal lato statunitense gli investimenti nelle aziende sono aumentati di oltre il 15% dal periodo pandemico ad oggi, dall’altro sul suolo europeo quella percentuale ha faticato a raggiungere il 7% con il concreto rischio che se il gap dovesse aumentare ulteriormente l’area Euro rischia di rimanere nettamente indietro rispetto ai competitor economici: a pesare – notano gli analisi senza grandi sorprese – c’è soprattutto una domanda piuttosto debole e le numerose incertezze; unitamente all’assenza di reali politiche per sostenere gli investimenti a lungo termine.
L’analisi della BCE sull’economia europea: “Le incertezze frenano gli investimenti in innovazione e rallentano il mercato”
Domanda bassa, scarsi sostegni agli investimenti ed incertezze – nota ancora la BCE – che si uniscano anche ai repentini e rigidi aumenti nei costi energetici (che negli USA sono stati ovviamente più contenuti) legati alle incertezze sulle forniture di gas che periodicamente interessano l’area Euro dalla scoppio del conflitto in Ucraina; ma anche alla – sempre collegata alle sfide esterne – incertezza economica più marcata che spinge a prediligere settori consolidati (e gli analisti citano soprattutto “l’automotive e le attrezzature industriali”), più che l’innovazione di comparti come le “tecnologie ICT (..), i data center e l’intelligenza artificiale”.
Proprio l’assenza di investimenti tecnologici – continua l’analisi della BCE – rende il mercato meno dinamico e soggetto ad una crescita più lenta dei già citati competitor diretti (ovvero USA e Cina), ma ovviamente sono ancora possibili delle – certamente complesse – soluzioni: la prima è certamente una politica “più certa con meno regole”, accompagnata da una riduzione della burocrazia e dalle spesso decantate semplificazioni; senza naturalmente tralasciare le ancora esistenti barriere interne del mercato europeo e il coordinamento politico su investimenti e finanziamenti.