L’Europa si sta preparando alla guerra: è in corso l’elaborazione di una strategia per stoccare risorse critiche – come minerali, cibo e combustibili – a causa della crescente instabilità globale. Non sono solo i conflitti a preoccupare, ma anche i cambiamenti climatici e le minacce informatiche.
A svelare il retroscena è il Financial Times, secondo cui l’UE si sente più vulnerabile su tre fronti: tensioni geopolitiche, crisi climatica e attacchi informatici e sabotaggi.
Alla luce di tutto ciò, tramite la Commissione europea, l’UE intende stoccare scorte di emergenza di minerali critici (come terre rare e magneti, importanti per l’energia e la difesa), kit per la riparazione dei cavi (per evitare blackout o perdite di connessione), cibo, medicinali e combustibile nucleare.

La strategia prevede anche la creazione di una rete di stoccaggio coordinata tra i Paesi UE, per una risposta rapida in caso di crisi, e liste aggiornate di beni essenziali in base al tipo di crisi e all’area geografica. Si sta pensando anche al coinvolgimento del settore privato, ad esempio con incentivi fiscali per accumulare scorte.
COSA PREVEDE LA BOZZA DEL PIANO UE
L’Europa vuole coinvolgere anche la NATO nella gestione delle risorse e delle infrastrutture, con una collaborazione finalizzata alla condivisione di entrambe. L’Unione europea dispone già di alcune risorse d’emergenza (come aerei antincendio e ospedali da campo), ma ritiene necessario mettere a punto un sistema più coordinato e completo.
Ad esempio, va ampliato il concetto di “sicurezza”, che ora include anche la preparazione civile in caso di gravi interruzioni. Nelle scorse settimane è emerso, infatti, un piano per preparare le famiglie, che dovrebbero avere scorte sufficienti per essere autosufficienti per circa 72 ore.
La strategia farà parte della proposta di bilancio pluriennale dell’UE, scrive il Financial Times, che ha visionato una bozza del documento riguardante tale piano di stoccaggio. Nel documento, che dovrebbe essere pubblicato la prossima settimana, si legge che “c’è una limitata comprensione comune di quali beni essenziali siano necessari per la preparazione alle crisi, in un contesto di rapida evoluzione del panorama dei rischi”.