Nel corso della prossima settimana – probabilmente prim della pausa estiva – l’UE potrebbe discutere formalmente l’ipotesi di imporre sanzioni di qualche tipo a Israele per indurre lo stato ebraico a rispettare i suoi doveri umanitari internazionali a Gaza, con il popolo palestinese che da tempo vive una profonda e complessa crisi tra le bombe di Tel Aviv che continuano a piovere, assalti israeliani contro le folle riunite per i beni alimentari e camion umanitari bloccati al confine.
L’ipotesi di imporre sanzioni a Israele non è certo una novità perché se ne parla già dalle fasi più calde della guerra contro Hamas, ma fino ad ora – sia da parte dell’Unione Europea, che del resto del mondo occidentale – è stato pressoché impossibile raggiungere un accordo per via della reticenza di alcuni paesi; mentre il tema è diventato più importante da quando Spagna e Irlanda hanno chiesto una “revisione urgente” degli accordi di partenariato con Tel Aviv.
Di fatto, è utile ricordare che attualmente (e quasi certamente anche in futuro) Israele non fa parte dell’Unione Europea ma grazie a una serie di accordi i contatti – soprattutto di natura commerciale – sono oggi piuttosto vasti: accordi, però, subordinati al rispetto di alcuni vincoli inderogabili per Bruxelles, tra cui il rispetto degli obblighi internazionali dal punto di vista umanitario e proprio questi ultimi sono quelli indicati nella richiesta di revisione avanzata da Spagna e Irlanda.
L’UE verso la (complessa) discussione sulle sanzioni a Israele: le ipotesi messe in campo da Bruxelles
Tra rinvii, opposizioni e scontri più o meno violenti tra i 27 paesi del blocco, alla fine la richiesta spagnola e irlandese è stata accolta da Bruxelles: secondo Euractiv, infatti, nel corso della prossima settimana il servizio diplomatico dell’UE potrebbe convocare gli ambasciatori dei 27 per presentare un documento con alcune ipotetiche sanzioni che si potrebbero imporre a Israele che verranno poi ulteriormente discusse con i Ministri degli Esteri durante la riunione del 15 luglio.

Complessivamente, nel documento si farebbe riferimento a tutte le possibili sanzioni, partendo da uno stop temporaneo agli accordi commerciali, passando per un embargo sulle armi fornite dal blocco a Israele, da una sospensione degli attuali partenariati scientifici e accademici con Tel Aviv e arrivando fino a vere e proprio misure “ad personam” contro ministri israeliani, esponenti militari e coloni estremisti più intransigenti sulla questione palestinese.
Seppur si tratti di un buon passo avanti da parte dell’UE, al contempo si teme (e sembra essere, anzi un’ipotesi praticamente certa) che sarà pressoché impossibile ottenere l’approvazione – obbligatoria in questo caso – da parte di tutti e 27 i paesi, soprattutto a causa dell’opposizioni di paesi come la Germania, la Repubblica Ceca e l’Ungheria; mentre la strada corretta potrebbe rivelarsi quella delle sanzioni nazionali, già adottate – tra gli altri – da Regno Unito, Australia, Canada, Nuova Zelanda e Norvegia.