I gasdotti Nord Stream potrebbero a breve cessare di esistere: è questo l'obiettivo dell'Ue e di Ursula von der Leyen: cosa sta accadendo
I gasdotti Nord Stream, quindi l’1 e il 2, che portano il gas attraverso il mar Baltico dalla Russia al resto dell’Europa, potrebbero essere messi definitivamente fuori uso. Lo scrive il quotidiano tedesco Berliner Zeitung, sottolineando che la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, vorrebbe appunto impedire la rimessa in funzione dei due gasdotti, in precedenza danneggiati da un attentato la cui matrice non è mai stata chiarita fino in fondo. C’è infatti chi ha parlato di un sabotaggio russo, chi invece dell’Ucraina. In ogni caso, l’Unione Europea è al lavoro su un nuovo pacchetto di sanzioni contro Mosca, e all’interno dello stesso vi sarebbero anche delle possibili conseguenze per i Nord Stream.
A realizzare i due enormi gasdotti è stata la società Gazprom, leader mondiale della fornitura di gas, e l’obiettivo era quello di pompare sotto il mar Baltico fino alla Germania la stessa risorsa preziosa. Entrambi furono danneggiati in maniera importante nel 2022, nei primi mesi del conflitto ucraino, e, come detto sopra, i responsabili restano ancora ignoti. La tesi più diffusa parla di ucraini che avrebbero accidentalmente danneggiato il Nord Stream dopo una notte brava. In ogni caso, il danno è stato ingente: “Le esplosioni hanno paralizzato i gasdotti Nord Stream 1 A e B – raccontò a dicembre dell’anno scorso l’Atlantic Council – che prima della guerra trasportavano ciascuno fino a 27,5 miliardi di metri cubi di gas russo in Germania. Il gasdotto Nord Stream 2 B è stato paralizzato da una terza esplosione, mentre il gasdotto A, sebbene intatto, rimane non operativo”.
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L’Atlantic Council aggiunge che: “Entrambi i gasdotti del Nord Stream 1 devono essere riparati prima di poter essere rimessi in funzione”. Sarebbe “un peccato se il Nord Stream 2 non potesse essere riparato a causa del PEESA (il Protecting European Energy Security Act, ndr), ma il Nord Stream 1 potrebbe, anche se entrambi i gasdotti rappresentano effettivamente un grave rischio per la sicurezza dell’Ucraina e dell’Europa”. Sentenziando quindi che i due gasdotti rappresentano una minaccia per l’Europa, di conseguenza, dopo la riparazione “bisogna impedire la messa in servizio di uno dei gasdotti Nord Stream”.
Al momento, specifica il quotidiano tedesco, l’UE non può chiudere il Nord Stream 1, in quanto è sotto un regime normativo precedente alla direttiva gas del 2009, mentre il Nord Stream 2 potrebbe essere fermato attraverso un test di sicurezza sull’approvvigionamento, così come previsto dalla direttiva sul gas per i proprietari extra-UE. Ma, secondo quanto circolante negli ultimi giorni, Bruxelles vorrebbe fare ancora di più, adottando delle ulteriori misure. Per questo avrebbe già consultato il senatore repubblicano Lindsey Graham, che ha spiegato di aver raccolto abbastanza sostenitori per presentare un nuovo pacchetto di azioni che “potrebbero rompere le ossa ai russi”.
UE DICHIARA GUERRA AI NORD STREAM: L’APPOGGIO DEI REPUBBLICANI
Stando a quanto riferisce il tabloid britannico Guardian, gli esponenti dell’UE preferirebbero che siano gli Stati Uniti a presentare nuove sanzioni contro il Nord Stream. In ogni caso, Bruxelles si dice favorevole, anche perché la maggior parte degli Stati membri, negli ultimi tre anni, ha adottato delle contromisure per slegarsi dal gas russo, e l’unica nazione che potrebbe avere ancora interessi in un link diretto con Mosca sembrerebbe essere la Germania. Fino ad oggi, però, il neo governo di Friedrich Merz ha evitato di prendere qualsiasi decisione sulla questione. Tagliare il gas russo non sarà comunque un’azione indolore, visto che si corre il rischio di un prossimo inverno con prezzi alti, come del resto lo è stato per gli ultimi tre anni, ma l’obiettivo finale deve essere quello di slegarsi da qualsiasi fornitura russa, puntando su altri fornitori e nel contempo investendo su energie alternative e soprattutto dal basso impatto ambientale.
Vedremo come evolverà la vicenda. Il nuovo pacchetto di sanzioni arriverà entro il 27 maggio, quindi fra esattamente una settimana, e potrebbe essere un duro colpo nei confronti del Cremlino, che ha intenzione di rilanciare il Nord Stream 2. Alcuni investitori americani avrebbero mostrato interesse nell’acquistare l’intero asset, che vale 11 miliardi di euro, a un prezzo ovviamente scontato vista la situazione.