La ripresa delle attività lavorative dopo il lockdown per il coronavirus, ha dovuto affrontare notevoli cambiamenti, a cominciare dai nuovi orari di apertura di uffici e negozi. E così che le principali città, da Milano a Roma, hanno deciso di rivedere gli orari di lavoro, compresi quelli dei dipendenti comunali. A riguardo il sindaco meneghino, Beppe Sala, ha spiegato «abbiamo avviato un confronto con le rappresentanze sindacali dei nostri dipendenti – si legge sull’edizione online de IlSole24.it – per riprogrammare il ritorno integrale al lavoro. Il protocollo generale che abbiamo firmato, e ringrazio i sindacati per la grande collaborazione, contiene molto di più e tende a modificare le regole del lavoro in Comune». Spazio quindi ad ingressi scaglionati dalle ore 7:30 fino alle 13:00, ed inoltre, si potrà lavorare anche di sabato, di modo da poter “sgonfiare” il traffico nelle ore di punta. «Ci stiamo muovendo – ha aggiunto Sala – per allargare la potenzialità dei nostri servizi ai cittadini in termini di orario. Il secondo elemento qualificante è quello relativo allo smart working, noi ne abbiamo fatto grande uso e continueremo a farlo».
NUOVI ORARI, L’ORDINANZA DI ROMA FIRMATA DALLA SINDACA
Novità anche a Roma, come dicevamo, con il sindaco Raggi che ha firmato un’ordinanza prevista fino al prossimo 21 giugno, che prevede chiusure non oltre le ore 21:30 in settimana e le 15:00 la domenica. Anche nella capitale le aperture e le chiusure sono state spalmate in diverse fasce orarie, con scaglionamenti. Più specificatamente, per quanto riguarda alimentari e market, centri commerciali esclusi, potranno aprire entro le ore 8:00 e chiudere entro le 15:00, oppure, chiudere dopo le 19:00 ma non oltre le 21:30, dal lunedì al sabato. Parrucchieri, estetisti, phone center e internet point, potranno invece aprire dalle ore 11:00 alle 11:30, e chiudere dopo le sette di sera ma sempre nel limite delle 21:30. Grandi novità anche per quanto riguarda i modi attraverso cui i lavoratori si recano sul posto di lavoro, ed è per questo che la regione Emilia Romagna ha destinato 3.3 milioni di euro per incentivare la mobilità a due ruote, di cui 1.5 milioni per il progetto “Bike to Work”: chi si recherà al lavoro in bici riceverà un rimborso pari a 20 centesimi ogni chilometro, per un massimo di 50 euro al mese.