I numeri relativi agli accoltellamenti (knife crime) in Gran Bretagna parlano di una situazione fuori controllo. Frutto di scelte politiche sbagliate

Analizziamo gli accoltellamenti del 1 novembre 2025 sul treno tra Doncaster e Londra. Secondo la Metropolitana Police, un tizio, Anthony Williams, 32 anni, nero britannico nato e cresciuto nel Regno Unito, non uno arrivato col gommone da Calais ieri mattina, accoltella i passeggeri di un treno scatenando un delirio di dieci minuti. Risultato: dieci tentati omicidi, più uno collegato, a Londra. La Polizia ritrova il coltello, ma non c’è il movente, e ci dicono che non è terrorismo.



Come Axel Rudakubana, che il 29 luglio 2024 massacra tre bambine e ne ferisce altre otto, più un adulto, in una scuola di ballo a Southport. Stesso cliché: neri, nati in Gran Bretagna, seconda generazione, rabbia covata nelle periferie.

Fuori della cronaca, si impone un focus sul presunto legame del fatto criminale con il degrado sociale conseguente all’immigrazione incontrollata e alla mancata integrazione dei cosiddetti “nuovi inglesi”, un termine che già da solo evoca dibattiti e polemiche tra cittadinanza nativa e cittadinanza acquisita, emblematico di comunità immigrate o di origine immigrata non pienamente integrate.



Anche le reazioni a caldo sono significative.

Keir Starmer, l’attuale premier, che era Director of Public Prosecutions nel periodo degli scandali delle grooming gangs di immigrati, si è detto “profondamente preoccupato”, più o meno come Zaccagnini durante il sequestro Moro. Ha le mani legate, perché il 70% dei musulmani inglesi lo vota.

Shabana Mahmood, Lord Chancellor, che si è insediata giurando sul Corano, ha dedicato un pensiero alle vittime. È l’indicatore del peso del consenso musulmano. Ma sui social, su X, l’algoritmo si è infuocato: solidarietà mista a urla su immigrazione incontrollata, “nuovi inglesi” che non si integrano, teoria della sostituzione etnica, fallimenti di un Paese che ha aperto le porte e poi ha chiuso gli occhi. Polemiche al vetriolo, ma con coltelli veri.



Dopo la cronaca guardiamo anche i dati dell’Office of National Statistics (ONS). Knife crime in UK: +87% in dieci anni, da 29mila a 51mila reati l’anno, ultimamente giù del 5% ma sempre un problema. Londra da sola annovera 15.639 casi, il 30% nazionale. Maschi under 25, il 50% tra vittime e carnefici.

Keir Starmer mentre presiede una riunione di governo a Downing Street (Ansa)

I neri sono sovra-rappresentati: 18% delle vittime contro il 4% della popolazione. Povertà? 4,5 milioni di bambini affamati nel 2025. Disoccupazione giovanile al 25% nei quartieri neri. Austerity post-2010, tagli pesanti ai servizi. Gang, “county lines”, droga che viaggia dalle città alle campagne come la ’ndrangheta da Reggio a Milano.

Statisticamente non esiste un nesso causale tra immigrazione recente e knife crimes (Studi ONS/MoJ – 2025). I nuovi inglesi hanno tassi di condanne più alti per alcuni reati (es. +27% condannati a pene detentive nel 2024) ma il knife crime specifico per la maggior parte (80-90%) coinvolge britannici nati in UK, spesso di seconda generazione. A Londra, il knife crime è legato a gang urbane, non a immigrati clandestini (Metropolitan Police 2023-25).

Al pari di altri Paesi, il problema principale sta nelle comunità di origine, come quella africana o caraibica, che affrontano maggiori barriere di integrazione. Il 39% di esse sta in aree svantaggiate, dove la disoccupazione è doppia (Social Mobility Commission 2025). La seconda generazione (come per Anthony Williams) è sovra-rappresentata nel knife crime (il 18% è dovuto ad autori neri under 25, per il 4% popolazione). Difficile risalire alle radici del disagio: cultura, povertà, esclusione scolastica e/o lavorativa.

Per capirci, Peterborough, luogo originario di Williams, ha un alto tasso di immigrazione (20% non bianca, 2021), con gang costituite da giovani integrati male. I tagli dei servizi colpiscono tutti, ma colpiscono di più le minoranze, creando sacche e cicli di degrado. Che è sistemico, ed è aumentato del 20% nel post-pandemia. Un malanno che colpisce tutti ma in misura maggiore le minoranze.

È una Gran Bretagna che ha smesso di integrare, di investire, di guardare in faccia i suoi fantasmi. Ed è la storia che presenta il conto ad una potenza che non accetta il suo ridimensionamento, un impero decaduto che pensa di poter egemonizzare grandi masse senza averne più la capacità. E alla fine la disperazione fa uscire il coltello dal cassetto.

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