Altri insulti razzisti sono stati trovati nei documenti del governo, mentre i ministri stanno già affrontando le conseguenze di un’inchiesta su vasta scala a seguito di un’indagine di The Independent. I funzionari, nello scrivere due decisioni separate del tribunale per l’immigrazione, riguardante il diritto di un richiedente asilo di rimanere nel Regno Unito, si riferiscono all’etnia dei richiedenti asilo con la cosiddetta N-Word. Nella prima sentenza si parla di un ragazzino di 17 anni, fuggito dalla Somalia: il suo nome è al centro di un’udienza d’appello dopo che il Ministero dell’Interno ha deciso che non aveva diritto allo status di rifugiato e doveva essere allontanato dal Regno Unito.
Nel documento ufficiale si legge che “È un membro del clan Tunni, […] un gruppo di negri federato ai Tunni di Brava come vassalli”. Pubblicato nel 2005, il documento è stato aggiornato nel 2013, tuttavia l’insulto è ancora visibile online: non si capisce il motivo per il quale dopo anni sia ancora presente nell’atto ufficiale. Un secondo documento del tribunale, anch’esso datato 2005 e aggiornato otto anni dopo, contiene la stessa parola offensiva. L’atto governativo anche questa volta si riferisce ad una persona somala che lottava per rimanere in Gran Bretagna. In questo caso, nel documento si legge: “Aspetto fisico: […] lineamenti negri, in particolare i capelli”.
Caos nel mondo politico
Si tratta dell’ultima rivelazione di The Independent, dopo che il quotidiano ha reso noti una serie di insulti riferiti alle persone nere. A seguito della segnalazione, la vicepresidente del gruppo parlamentare, Kim Johnson MP, ha scritto al ministro dell’ufficio di gabinetto Jeremy Quin chiedendo l’apertura di un’indagine. “È assolutamente oltraggioso che tale linguaggio sia ancora utilizzato nei documenti ufficiali del governo”, si legge nella sua lettera. A The Independent, ha aggiunto: “La recente scoperta dell’uso ripetuto della n-word nei documenti governativi e nella collezione reale ha causato indignazione diffusa. Nonostante i tentativi di minimizzare questo come nient’altro che alcuni errori che sono scivolati attraverso la rete, è chiaramente solo la punta dell’iceberg”.
Secondo Johnson, “Questo linguaggio va ben oltre l’offesa. Espone l’impatto di generazioni di politiche governative disumanizzanti, utilizzate in decisioni che hanno il potenziale per avere un impatto devastante sulla vita dei neri e delle minoranze etniche in questo paese”. La vicepresidente ha poi chiesto la “revisione completa e approfondita” di tutti i documenti governativi, affermando di “non essere sicura” che tutti gli insulti siano stati rimossi dai documenti ufficiali. Ha scritto poi a Caroline Nokes, presidente del comitato ristretto per le donne e le pari opportunità, chiedendole di sollevare la questione con il ministro per le donne e le pari opportunità.