Sei ultrà della Juventus sono stati condannati per associazione a delinquere, tentata estorsione e violenza privata. A stabilirlo, come riportato dall’edizione online del Corriere della Sera, è stata la quarta sezione penale del tribunale di Torino (presidente Roberto Arata), che ha appunto condannato i sei appartenenti al tifo bianconero (altri sei stati invece assolti), di cui 4 al gruppo dei “Drughi”. Secondo quanto stabilito, avrebbero agito in maniera criminale contro il club stesso torinese, nonchè contro altri tifosi.
Si tratta del primo epilogo giudiziario, fa notare il quotidiano di via Solferino, dell’inchiesta portata avanti dalla Digos del capoluogo piemontese, coordinata dal pubblico ministero Chiara Maina, e che era scattata a seguito della denuncia della Juventus a maggio 2018, costituitasi parte civile nello stesso processo. La condanna più grave, di quattro anni e 10 mesi, è stata quella per Gerardo ‘Dino’ Mocciola, considerato il capo dei Drughi, mentre per Salvatore Cava la condanna è stata di due anni e 4 mesi, con altri 3 anni e 3 mesi per Domenico Scarano, e 2 anni e 6 mesi per Sergio Genre, anche loro membri dei Drughi. Condannato anche il leader di Tradizione, Umberto Toia, ad un anno e sei mesi, mentre per Beppe Franco, rappresentante di Quelli di via Filadelfia», la condanna è stata di 14 mesi. Assolto invece Fabio D’Alonzo, anch’eglio membro dei Drughi.
ULTRA’ JUVENTUS, SEI CONDANNATI: LE RICHIESTE DELLA PROCURA NON ACCOLTE
Si tratta di una sentenza decisamente importante in giurisprudenza, in quanto una delle prime in cui viene riconosciuta l’associazione a delinquere nei confronti di un gruppo organizzato di tifosi. I giudici hanno disposto anche il daspo di cinque anni per Mocciola, Cava, Scarano e Genre, e di due per Umberto Toia e Franzo; inoltre vi sono due tifosi che rischiano l’accusa di falsa testimonianza.
La Procura aveva chiesto comunque delle pene ben più pesanti, 13 anni e 4 mesi per Mocciola, quindi 10 anni e sei mesi, nonchè 8 anni e sei mesi per Cava e Scarano, e altre richieste giudicate alte dal tribunale, per tutti gli altri.