Come dice il mio fraterno e sventurato amico, l’abate Faria, se Antonio Nocerino fosse fisicamente un po’ più dotato e giocasse a testa più alta, sarebbe il nuovo Josef Masopust, grande centrocampista cecoslovacco di un’altra epoca. Nocerino ha tempi di inserimento incredibili e segna subito (anche se è un autogol), dopo che quella “zanzara matta” di Robinho guadagna il fondo sulla destra e mette al centro una palla da spingere nel sacco, complice un’uscita demenziale di Agazzi. Ma il Nocerino-Masopust è lì, al momento giusto. La partita sembra “battezzata”. Per venti minuti il Milan fa quello che vuole, dà l’impressione di affondare quando più gli piace. Il Cagliari è poca cosa, soprattutto in attacco, dove abbondano i nomi esotici, ma ricordano più turisti in Costa Smeralda che goleador sudamericani. Il migliore dei sardi è Nainggolan, per determinazione, grinta e piedi quasi giusti. Ma anche lo svedesino Ekdal non è male: sua una bordata da fuori area al 13° del primo tempo, neutralizzata da Abbiati.
Poi c’è Cossu, gran cursore che, nostalgico di Corso e Sivori, porta i calzettoni alla “caccaioila” che fanno rischiare gli stinchi. Ma il resto del Cagliari è povera cosa, almeno per tutto il primo tempo, anche quando il Milan smette di giocare, per arroganza e sicurezza, facendo visibilmente andare fuori dai gangheri Allegri, che vorrebbe che la partita si chiudesse subito. Il Cagliari spinge nella seconda parte del primo tempo, ma non è veramente mai pericoloso. La critica del calcio moderno e totalizzante impone un pressing alto. Ballardini, allenatore dei sardi che ha atteggiamenti da “generale a riposo”, si adegua. Il Cagliari pressa alto, esponendosi così a un logorante sfiatamento e a contropiedi che potrebbero diventare letali se il Milan avesse voglia di concretizzare sul serio. Anche se non prendono gol, i rossoneri in difesa, tranne Abbiati e un sontuoso (tanto per cambiare) Thiago Silva, ha Mexes un po’ legnoso (si riprenderà nel secondo tempo), un Taiwo non male, ma capace anche di giocate inquietanti, per se stesso e la sua squadra, un Bonera ordinato ma che ogni tanto viene colto dalle “scalmane della sciura Giulia”: una rimessa in gioco con le mani è quasi un assist per un esotico cagliaritano. Meglio a metà campo, con Ambrosini implacabile mazzolatore di palloni e garretti altrui, un Nocerino d’annata, un Aquilani che ogni tanto si svaga. Ma basta anche questo per andare al riposo e sentirsi qualche carognata sui denti da Allegri.
Detto fatto, nella ripresa si chiude il conto con Ibra che azzanna una palla da autentico tirannosauro dell’area e conclude la partita. Nel frattempo Robinho si è esibito in uno dei suoi numeri preferiti: un gol mangiato a porta vuota. E in altre circostanze c’è poca cattiveria da parte di un po’ tutti. Si vede che c’è voglia vacanziera dopo la lunga rincorsa. Già al ventesimo del secondo tempo, sul 2 a 0, il mio grande e sventurato amico, l’abate Faria, si è coricato sul pagliericcio e dorme il sonno del giusto. Allegri ha il volto sereno, Non pensa solo al panettone, ma anche al torrone ricoperto di cioccolato. Adesso si pensa alla partita tra Udinese e Juventus. Per una notte si sta al primo posto, poi si vedrà, nel testa a testa ormai furioso di questo campionato. Su Sky, nel frattempo, commentano e straparlano il perentorio Mauro, lo scanzonato Costacurta e il gufante Bergomi. Non ne azzeccano una che è una. Pazienza.
(Edmond Dantès)