Dopo poco meno di un mese dalle prime voci – ci torneremo tra un attimo – alla fine l’Ungheria sembra aver scelto di tirare dritto sulla decisione di ritirarsi dalla Corte penale internazionale (la CPI) dopo la discussione odierna in Parlamento in occasione di un’apposita seduta fortemente voluta dal presidente Viktor Orban: i parlamentari infatti – fa sapere il ministro degli Esteri Peter Szijjártó con un breve post condiviso su X/Twitter – avrebbero approvato la risoluzione per far uscire l’Ungheria dalla CPI ed ora la notifica formale sarà trasmessa ai vertici dell’istruzione; fermo restando che comunque ci vorrà ancora almeno un anno affinché la revoca dell’adesione alla Corte diventi effettiva.
Facendo un passetto indietro, la prima volta che si è accennato al ritiro dalla CPI da parte dell’Ungheria era all’inizio di aprile quando Orban aveva ospitato il premier israeliano Netanyahu sul quale pende un mandato d’arresto spiccato dalla Corte: una decisione che aveva causato non pochi pruriti da parte dei maggiori vertici europei; mentre dopo il vertice il premier ungherese aveva confermato che avrebbe continuato a spingere per il ritiro dall’istituzione, il tutto mentre Donald Trump già in precedenza aveva criticato le “azioni illegittime” da parte della CPI imponendo pesanti sanzioni all’istituzione.
Scontro politico in Italia per l’uscita dell’Ungheria dalla CPI: il PD attacca Salvini e Tajani stempera gli animi
Tornando al presente, infine l’Ungheria sembra voler confermare a tutti gli effetti il ritiro dalla Corte penale internazionale e il ministro degli esteri – non a caso – nel suo post condiviso su X ha ribadito (esattamente come fece Orban ad inizio mese) che la CPI è diventata “un’istituzione politicizzata che ha perso la sua imparzialità e credibilità” e alla quale l’Ungheria rifiuta fermamente “di far parte”: decisione che in pochi minuti ha ottenuto il plauso del vicepremier Matteo Salvini che – sempre su X – l’ha definita una scelta di “giustizia, libertà, sovranità e coraggio“.
Parole – quelle di Salvini – che hanno creato un vero e proprio caso politico in Italia con il deputato del PD Peppe Provenzano che ha definito le sue parole “gravi” promettendo “un’interrogazione parlamentare”, il tutto seguito dal segretario di +Europa Riccardo Magi che ha esortato “la premier Meloni e il ministro degli Esteri Tajani” ad esplicare se la linea e la posizione del governo è quella di voler seguire Budapest “revocando l’adesione alla CPI”.
Altrettanto immediata la risposta del ministro Antonio Tajani che ha definito quella di Salvini sull’Unghera “la sua opinione legittima”, rifiutandosi di commentarla e limitandosi a dire che a suo avviso Roma dovrebbe “rimanere nella CPI”; mentre dal conto suo la premier Giorgia Meloni – che solamente pochi giorni fa ha ospitato Viktor Orban a Palazzo Chigi – per ora non ha ancora rilasciato (almeno, nel momento in cui scriviamo queste righe) alcun commento sulla vicenda.