Cambiano i contratti per quanto riguarda i ricercatori nelle università. Lo scrive stamane il Corriere della Sera, precisando che nelle scorse ore è arrivato il primo importante sì presso la commissione in Senato, alla modifica del contratto introdotto solamente tre anni fa, con l’obiettivo di garantire una maggiore stabilità ai ricercatori, una figura professionale che spesso viene “emarginata” in Italia, non valorizzata come si dovrebbe e che vede molti fuggire all’estero.
Nel PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, era stato previsto un sistema a favore della ricerca, che lo stesso quotidiano di via Solferino definisce “costoso e sottofinanziato” al contempo, ma che soprattutto “rischiava di ridurre il numero di assunzioni”. Diverse erano infatti le criticità presenti nel contratto di ricerca del 2022, come ad esempio una limitata autonomia del ricercatore e la riduzione dei contratti attivabili.
UNIVERSITA’, TANTE NOVITA’: I NUOVI STRUMENTI PER I RICERCATORI
Di conseguenza, il governo — come spiegato da Mario Occhiuto, senatore di Forza Italia — ha voluto introdurre due nuovi strumenti: l’incarico di ricerca e l’incarico post-doc. Vedremo come evolverà l’iter di approvazione della proposta ma nel frattempo, spiega il Corriere della Sera, i sindacati avrebbero già storto il naso, dicendosi non d’accordo con queste iniziative del governo Meloni.
Novità anche per quanto riguarda i docenti universitari, con l’introduzione di un sistema che prevede una valutazione dei professori ogni due anni e, a seguito dei risultati emersi, si andrà a incidere sui fondi statali che i vari atenei riceveranno. Ovviamente, chi assumerà i candidati migliori potrà ottenere un finanziamento più alto, garantendo quindi un’istruzione di eccellenza per gli studenti. Si tratta di un disegno di legge proposto lunedì 19 maggio 2025 e già approvato dal Consiglio dei Ministri su proposta di Anna Maria Bernini, ministro dell’Università.
UNIVERSITA’, TANTE NOVITA’: COME CAMBIA LA SELEZIONE DEI DOCENTI
Di fatto, questa legge — se approvata — andrebbe a rivedere l’intero sistema di reclutamento, fa notare il Corriere della Sera, superando l’abilitazione scientifica nazionale introdotta nel 2010, quindici anni fa. Contestualmente, sarà creata una piattaforma online dove i docenti dovranno registrarsi e dichiarare di essere in possesso dei requisiti minimi di produttività e qualificazione scientifica.
Fra le novità riguardanti l’università del “domani”, anche il nuovo sistema di selezione dei candidati che potrebbe essere introdotto a breve: le commissioni che valuteranno i docenti saranno per lo più composte da membri esterni l’università in oggetto. Il sistema riguarderà i ricercatori che dovranno essere selezionati per un contratto a tempo determinato, e permetterà di allineare l’università italiana, che è già un’eccellenza, al livello dei grandi atenei europei e mondiali. Ovviamente levata di scudi da parte dell’opposizione al governo, secondo cui con questa nuova legge si rischia di creare una disparità fra atenei più ricchi e più poveri, aumentando ulteriormente le differenze fra il nord e il sud: parole di Elisabetta Piccolotti di AVS.