Quanto tempo ci impiega l'universo per morire? Secondo un recente studio prima del previsto: ecco che cosa è emerso
Secondo una interessante ricerca realizzata dall’università olandese di Radboud, l’universo starebbe decadendo, morendo, prima di quanto si pensasse. Gli scienziati dell’ateneo dei Paesi Bassi hanno effettuato dei calcoli sofisticati sulla radiazione di Hawking, scoprendo che gli ultimi resti stellari ci impiegherebbero una cifra pari ad uno con ben settantotto zeri, per morire. Si tratta di un tempo enorme ma che sarebbe molto più breve rispetto a quello stimato in precedenza, ovvero, un uno seguito da ben 1.100 zeri.
I risultati di questa ricerca a sorpresa sono stati pubblicati negli scorsi giorni sul Journal of Cosmology and Astroparticle Physics e potrebbero riscrivere le leggi della scienza. Al lavoro hanno contribuito alcuni grandi luminari nel campo della fisica quantistica, dei buchi neri e della matematica, tutti provenienti dall’università di Redboud e dimostrano come siano diversi i corpi celesti che muoiono nell’universo attraverso un processo simile a quello della radiazioni di Hawking, non soltanto i buchi neri.
NUOVO STUDIO SULLA DURATA DELL’UNIVERSO: UN LAVORO INIZIATO NEL 2023
La ricerca è iniziata due anni fa, nel 2023, quando vennero pubblicati i primi dati preliminari, e proprio nelle ultime settimane si è conclusa, con la pubblicazione delle stime di cui sopra circa la durata dell’universo. Secondo gli scienziati quindi l’universo terminerà fra circa 1 con 78 zeri di anni, considerando solo la radiazione di tipo Hawking, che è il tempo impiegato dalle cosiddette nane bianche, che sono le stelle che durano di più.
“La fine arriverà prima del previsto”, ha spiegato Heino Falcke, autore principale dello studio, “ma in ogni caso il tempo sarà lungo”, ha precisato. Difficile quantificare nel dettaglio a quanto corrisponda un tempo di un anno con 78 zeri, ma in ogni caso parliamo di un periodo quasi infinito, dopo miliardi di nuove generazioni, ma in ogni caso sarà ben più corto rispetto alle precedenti stime.
NUOVO STUDIO SULLA DURATA DELL’UNIVERSO BASATO SULLA TEORIA DI HAWKING
Ma che cosa è la teoria di Hawking su cui si basa questa ricerca? Nel 1975 il geniale fisico spiegò che le particelle e le radiazioni possono uscire da un buco nero, scontrandosi quindi con la teoria della relatività. Grazie a questo sistema il buco nero va “a morire” mentre Albert Einstein era convinto che invece questo “corpi” potessero solamente crescere. Secondo gli scienziati olandesi questa teoria di Hawking si può applicare anche ad altri oggetti che hanno un campo gravitazionale e il loro tempo di “evaporazione” dipende dalla loro densità.
E’ stato quindi scoperto che le stelle di neutroni e i buchi neri impiegassero lo stesso tempo per decadere, nonostante i buchi neri abbiano un campo gravitazionale più intenso, mentre la Luna e un essere umano ci impiegherebbero un tempo pari ad un uno con 90 zeri. Per Walter van Suijlekom, matematico dell’università olandese in oggetto, si tratta di una ricerca “entusiasmante” che sfrutta al meglio la collaborazione fra diverse discipline e che pone nuovi interrogativi sul funzionamento dell’universo.