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Home » Esteri » Usa » USA vs CINA/ “Due avversari costretti a convivere, ecco perché Xi concederà qualcosa a Trump”

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  • Cina

USA vs CINA/ “Due avversari costretti a convivere, ecco perché Xi concederà qualcosa a Trump”

Int. Massimo Introvigne
Pubblicato 9 Giugno 2025
Il presidente cinese Xi Jinping (Ansa)

Il presidente cinese Xi Jinping (Ansa)

Riprendono i colloqui per chiudere il dossier dazi. Le multinazionali USA riporteranno poche aziende in patria: il grosso resterà in Cina

USA e Cina oggi tornano a parlarsi a Londra per mettere fine alla guerra dei dazi. E questa dovrebbe essere la volta buona. Nessuno dei due colossi, d’altra parte, può permettersi di vivere senza l’altro, e Trump, una volta dato il benservito a Musk, non può scontentare ulteriormente le altre aziende che fanno copiosi affari a Pechino e dintorni.


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Alla fine di tutto questo scombussolamento, osserva Massimo Introvigne, sociologo fondatore del Cesnur e del sito Bitter Winter, il presidente americano porterà a casa l’apertura di qualche stabilimento in terra USA da parte delle grosse aziende, che però manterranno il grosso della produzione in Cina.

Il disaccoppiamento (decoupling) delle due economie, tanto auspicato anche da Biden, per il momento rimane impossibile. Anche i dazi rientreranno nella norma e i due Paesi riprenderanno a scambiarsi componenti per gli aerei e terre rare. Insomma, i risultati ottenuti non saranno granché, ma la narrazione ufficiale sarà tutta a favore di Trump.


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USA e Cina tornano a parlarsi: le trattative per porre fine alla guerra commerciale stavolta andranno a buon fine? Trump, come al solito, dice che andrà tutto bene: sarà così?

Le sparate di Trump erano il preludio alle trattative. E le sue attuali dichiarazioni ottimistiche sono tipiche del suo metodo da immobiliarista. Era logico, comunque, che le parti, in assenza di altre mosse tipo un attacco a Taiwan, dal punto di vista commerciale, avrebbero trovato una soluzione: la Cina ha bisogno di componenti per costruire aerei in arrivo dagli Stati Uniti, gli USA delle terre rare che Pechino controlla.


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La telefonata Trump-Xi Jinping come è stata raccontata dai media cinesi?

Anche i cinesi hanno un loro ottimismo di facciata, parlano sempre di cooperazione win-win, un’espressione che è diventata una specie di mantra per la stampa, quindi per la propaganda. L’accordo commerciale è benefico per entrambi i Paesi, quindi lo giudicano così. Si arriverà a un’intesa anche perché Trump, una volta che si è alienato Musk, deve tenere buone le altre grandi multinazionali, a partire da Apple, che hanno grossi interessi in Cina.

I dazi verranno tolti completamente?

Le importazioni dalla Cina erano sottoposte a dazi già prima. Il problema è la loro misura. Trump manterrà qualcosa in più rispetto al pregresso per far vedere che è un duro, ma saranno tariffe che l’economia cinese potrà sopportare. Il punto è che il presidente americano ormai sembra orientato a voler fare l’accordo, gli serve come il pane, anche se sappiamo che è un soggetto totalmente imprevedibile.

L’obiettivo degli USA, però, a lungo andare rimarrà quello del decoupling, dello sganciamento dall’economia cinese?

I documenti del Partito Comunista Cinese descrivono sempre gli Stati Uniti come un avversario strategico, non come un partner. Per loro, alla lunga, gli Stati Uniti sono un avversario; però, anche dal punto di vista dei cinesi, con gli avversari qualche volta è opportuno fare degli accordi. Diverse grandi e grandissime aziende americane, tuttavia, hanno bisogno di fabbricare i prodotti in Cina. Al massimo Trump negozierà con loro l’apertura di qualche piccolo stabilimento che sarà spostato negli Stati Uniti. Per molti colossi USA, non solo dell’elettronica — penso per esempio a Ralph Lauren nell’abbigliamento — il grosso della produzione deve rimanere cinese. E Trump deve tenerne conto ora che si è alienato le simpatie dell’imprenditore più importante di tutti, Elon Musk.

Insomma, niente decoupling, le due economie rimarranno assolutamente legate?

Il decoupling, secondo me, è una prospettiva propagandistica. Ci sono segnali che Apple inaugurerà uno stabilimento negli Stati Uniti. Arriverà Trump, berranno champagne, e poi scopriremo che questo insediamento industriale fa il 2% della produzione, una parte della quale avverrà in India, mentre il 90% rimarrà in Cina.

La strategia dei dazi verrà archiviata con operazioni di facciata? In realtà è destinata a rimanere perdente?

Ci sono operazioni di facciata che permettono a Trump di mostrare che una parte della produzione l’ha riportata negli USA. Ma sarà una piccola parte. L’idea del decoupling l’aveva anche Biden, ma è difficilmente realizzabile a breve. Nel lungo periodo, magari, qualche esperto trumpiano ci spiegherà che, grazie all’intelligenza artificiale, cambierà totalmente la produzione, che sarà più elettronica e con meno personale, e che, in ragione di questa innovazione, le aziende verranno riportate negli Stati Uniti ripartendo su basi nuove.

Alla fine lo strumento dei dazi è servito a qualcosa?

Questa maxi-strategia è una montagna che partorirà un topolino. Le multinazionali concederanno qualche fabbrica in più aperta sul territorio americano, ma, a livello macro, cambierà ben poco. Tagliando un po’ di nastri, comunque, Trump potrà dire che la sua strategia ha avuto successo.

(Paolo Rossetti)

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Tags: Xi JinpingJoe BidenDonald TrumpElon Musk

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