Il vaccino anti Herpes Zoster, virus comunemente chiamato Fuoco di Sant’Antonio che compare come riattivazione della varicella e può comportare gravi conseguenze soprattutto nelle persone anziane, può essere in grado di ridurre il rischio di sviluppare la demenza. Uno studio recente, condotto tra pazienti di età superiore a 70 anni, che in molti paesi per legge hanno diritto a ricevere la vaccinazione preventiva gratuitamente, ha dimostrato una riduzione delle diagnosi fino al 18% in meno tra i soggetti che avevano effettuato la dose con i due prodotti più comunemente utilizzati in commercio che sono Zostavax e Shingrix.
La ricerca più importante ha coinvolto 300mila adulti ed stata svolta in Galles, i risultati pubblicati sulla rivista scientifica Nature, attestano che tra quelli a cui è stato somministrato il vaccino, l’incidenza della patologia che comporta il declino delle facoltà cognitive era stata inferiore del 20% in meno. Gli ultra 80enni che poi invece avevano presentato sintomi, avevano comunque un ritardo nella comparsa di circa sette anni in più rispetto a chi non aveva aderito alla campagna vaccinale.
Vaccino anti Herpes Zoster può proteggere le funzioni cerebrali, gli studi sulla correlazione tra prodotto e rischio demenza senile
Numerosi studi confermerebbero l’efficacia del vaccino anti Herpes Zoster nella protezione delle funzioni cerebrali, specialmente tra gli anziani a rischio demenza senile. Dai vari dati emersi nelle ricerche infatti, restano alte le percentuali di pazienti che dopo essersi vaccinati non hanno avuto una diagnosi rispetto a chi invece non ha ricevuto la dose, che è solitamente raccomandata a tutti coloro che hanno superato i 50 anni di età. Da questi risultati è partita anche una ricerca interna della casa farmaceutica GSK, che ha annunciato l’avvio di un approfondimento scientifico nel quale si studieranno le correlazioni tra il prodotto e la prevenzione del declino cognitivo.
Al momento però, come hanno sottolineato molti esperti commentando la scoperta, non sono da escludere cause del tutto occasionali, primo per il fatto che le percentuali sono ancora basse e poi perchè i benefici riscontrati eventualmente potrebbero essere limitati solo ad una particolare fascia di popolazione, sulla quale le ricerche non hanno tenuto conto di altri fattori protettivi che potrebbero essere intervenuti, indipendentemente dal vaccino somministrato.