C’è un nuovo ceppo di mpox, il vaiolo delle scimmie, che sta preoccupando gli scienziati, in quanto potrebbe essere trasmesso semplicemente attraverso “l’ambiente”. Ne parla in questi giorni l’agenzia di stampa italiana Ansa attraverso il proprio sito web, precisando che, da quanto è emerso, sembra che le persone infette possano trasmettere il virus del vaiolo delle scimmie dopo che altre persone toccano le stesse cose toccate appunto dai pazienti.
A questa conclusione è giunto un autorevole studio realizzato dall’Istituto nazionale britannico della salute, pubblicato sulla rivista Eurosurveillance. In Gran Bretagna sono emersi fino ad oggi otto pazienti che hanno contratto il virus del vaiolo delle scimmie, e si è deciso di studiarli prendendo dei campioni dalle stanze delle strutture sanitarie dove gli stessi erano ricoverati.
Ebbene, è emerso che il loro DNA fosse presente in ben 66 su 90 campioni raccolti, e la maggior parte del materiale genetico era concentrato nei punti che più erano stati toccati dagli stessi malati, come ad esempio i rubinetti. Gli stessi campioni sono stati attentamente esaminati e si è scoperto che alcuni di loro erano in grado di infettare altre persone.
C’è stato anche un caso in cui il virus è risultato presente nell’aria, quindi trasmissibile semplicemente attraverso il respiro; di conseguenza, questo importante studio d’oltremanica potrebbe confermare la possibilità che il virus del vaiolo delle scimmie sopravviva nell’ambiente esterno dove vive la persona infetta.
Nella ricerca viene precisato che non vi è certezza che la trasmissione possa avvenire attraverso l’ambiente, ma in ogni caso si sottolinea l’importanza di mettere in atto accurate misure di prevenzione per trattare i casi di malati di mpox, a cominciare, ad esempio, da una disinfezione regolare degli ambienti.
VAIOLO DELLE SCIMMIE, L’IMPORTANZA DELLA VACCINAZIONE
Se da una parte tale azione è di prassi negli ospedali, è di fatto non praticata negli ambienti domestici, dove i livelli di contaminazione, secondo lo studio, potrebbero essere più alti per via di un ambiente senza dubbio meno “sterile” rispetto a quello sanitario, causa abbondanza di materiali porosi e una pulizia meno frequente.
Fra le nazioni dove il virus del vaiolo delle scimmie ha preso maggiormente piede vi è la Sierra Leone, che da inizio anno 2025 ha registrato più di 2.000 casi, con 11 persone che sono invece decedute.
Il virus avanza a ritmi importanti, con 165 nuovi casi nell’ultima settimana, mentre da inizio mese i nuovi infetti sono stati 1.140, con nove morti. Ad oggi esiste un vaccino contro il mpox, che ovviamente contribuisce a contenere l’epidemia, e a riguardo il ministro della Salute, Austin Debmy, ha incontrato di recente l’Alto Commissario indiano, chiedendo 100.000 dosi di vaccino.
VAIOLO DELLE SCIMMIE, ESPLOSIONE DI CASI IN SIERRA LEONE
Per affrontare l’epidemia, il governo della Sierra Leone ha aperto quattro centri specializzati nella capitale lo scorso mese di febbraio, dopo che il virus ha aumentato la sua diffusione, raggiungendo una media di 50 casi al giorno fra marzo e aprile, con una ulteriore esplosione a maggio.
Le aree più colpite sono quelle della zona occidentale del Paese, sia comunità urbane che rurali, e questo aumento dei contagi rispecchia una tendenza che sta interessando gran parte del continente africano, a cominciare da Paesi come la Tanzania, il Kenya, ma anche il Burundi, il Ruanda e il Congo, dove ci sono focolai significativi.
Il vaiolo delle scimmie si manifesta con gravi sintomi, come lesioni cutanee ma anche febbre molto alta, e venne identificato per la prima volta 48 anni fa, nel 1977, proprio in Congo. Dopo essere stato contenuto per anni, ha iniziato a dilagare in Africa nel 2022; poi, nel 2024, l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha dichiarato il massimo livello di allerta.