Valentina Pizzale, denunciata per stalking dall’ambasciatore Ettore Sequi, non ha mai pedinato il capo di gabinetto di Luigi Di Maio. Questo è quanto dichiara il suo avvocato, che ha scritto a Dagospia per fare chiarezza sulla vicenda. Il legale scrive che sui giornali e online si leggono particolari che non sarebbero mai accaduti e altri che ledono l’onorabilità della sua assistita. E questo «nonostante sia stato formalizzato il capo di imputazione per la mia assistita con condotte che ovviamente verranno contestate in sede di dibattimento». L’avvocato sostiene che le informazioni riguardanti presunti pedinamenti sarebbero false, così come non sarebbe vero che Valentina Pizzale volesse riprendere a tutti i costi la relazione con Ettore Sequi. «La mia assistita non ha mai pedinato, seguito o fatto alcun genere di appostamenti al Dott. Sequi, né sul suo luogo di lavoro né tantomeno presso la sua abitazione». A tal proposito, il legale chiarisce che «nel capo di imputazione infatti non si contesta nessuna di queste condotte persecutorie».
VALENTINA PIZZALE, PRESUNTA STALKER DI ETTORE SEQUI: PARLA L’AVVOCATO
L’avvocato di Valentina Pizzale nella lettera a Dagospia spiega anche che l’ambasciatore Ettore Sequi non aveva mai riferito alla compagna la volontà di chiudere il rapporto. E quindi «non ci sono prove che dimostrino la volontà del Dott. Sequi di voler chiudere la relazione o anche semplicemente di allontanare da sé la Sig.ra Pizzale». Dopo la denuncia ci sarebbero state molte conversazioni nelle quali il capo di gabinetto del ministro degli Esteri Luigi Di Maio non l’ha mai avvertita dell’indagine in corso di cui la donna è venuta a conoscenza solo nel maggio di quest’anno. Inoltre, non corrisponde al vero neppure il fatto che si trattasse di una relazione clandestina. Lei aveva terminato la relazione col precedente compagno, lui era separato da diversi anni. L’avvocato ha anche precisato che Valentina Pizzale quando ha appreso di essere stata denunciata per stalking «ha interrotto ogni contatto diretto con il Dott. Sequi». Ora l’avvocato è pronto a dimostrare l’innocenza della sua assistita al processo.