Secondo l’ex Presidente della Corte Costituzionale, oltre che noto e brillante avvocato, Valerio Oinda il caos attorno al Csm e all’Anm “scatenato” dal caso Palamara mette in evidenza una realtà tanto “banale” quanto problematica: «Le “correnti” dell’Associazione nazionale magistrati, nate per consentire la libera espressione dei diversi orientamenti culturali e indirizzi per il governo autonomo presenti nella magistratura associata e nel Csm, sembrano troppo spesso essersi trasformate in gruppi di potere che agiscono solo per il potere, specie quando si tratta di attribuire incarichi direttivi nei vari uffici giudiziari», spiega il giurista nella lunga intervista di oggi al Riformista.
L’autogoverno dei magistrati, con membri laici e nominati diretti, non deve essere modificato secondo Onida ma resta comunque il problema delle scelte di partito: «in questo modo però si tradisce il ruolo del governo autonomo, che non è chiamato a proteggere interessi personali o di gruppo, né interessi politici di parte, ma a fare scelte mirate all’indipendenza, al buon andamento e all’efficienza degli uffici giudiziari». Il “rimedio” di questo vulnus secondo Valerio Onida è possibile e non è irreparabile, ma non deve minare l’autogoverno della magistratura: «Il sistema per l’elezione dei membri “togati” dovrebbe favorire la conoscenza personale dei candidati da parte degli elettori, e magari includere forme di sorteggio (però facendo sì che in definitiva si tratti pur sempre di “eletti” dai magistrati) atte a contrastare il prevalere di logiche di potere correntizio».
STATO D’EMERGENZA, ONIDA NON CI STA
Per l’avvocato ex n.1 Consulta occorre per riformare davvero Anm e Csm “post-Palamara” che tutte le componenti della magistratura abbiano un maggiore e prevalente interesse pubblico per il buon funzionamento degli uffici, il contrario del carrierismo organizzato che è ormai diventato. In merito alla arci-ribadita richiesta “separazione delle carriere” nella magistratura, Valerio Onida ha una posizione che si discosta da quella principale di contrasto all’attuale ordinamento, «meglio sarebbe forse configurare come una rigida separazione di funzioni e reciproca indipendenza fra i due corpi della magistratura come i pm e i giudici». Per l’ex presidente della Corte Costituzionale i “guai” recenti del mondo della giustizia esprimono una maggiore urgenza nel rivoluzionare il medesimo, a partire dal Ministero della Giustizia: «il caso Bonafede ha messo in evidenza che vi sono molti modi per garantire la sicurezza necessaria anche nel caso di ammissione alla detenzione domiciliare di detenuti di alta sicurezza per ragioni stringenti di salute», spiega Onida riferendosi alla famosa circolare del DAP che portò alla scarcerazioni di diversi boss mafiosi.
«Ci vorrebbe insomma, per così dire, un “41-ter” che imponga di realizzare davvero le condizioni per l’opera di risocializzazione di tutti i condannati, anche per delitti mafiosi o altri gravi reati», storione ancora Onida non prima di chiudere l’intervista al Riformista con una nota sulla possibilità di prorogare lo stato d’emergenza da parte del Governo Conte. Secondo l’ex n.1 Consulta, «data la persistente emergenza a livello internazionale, e le incognite relative al mo- do in cui l’epidemia ancora si diffonde, mi pare difficile negare che sussistano i presupposti per una eventuale proroga».