Sembrava un’idea gettata lì qualche settimana fa e destinata a non avere seguito: invece dal Veneto scatterà la prima ‘sperimentazione’ in Italia sul contact tracing anche di un condominio intero laddove dovesse spuntare un inquilino positivo al tampone da Covid-19. E così anche per il quartiere o anche il distretto di residenza: la variante Delta è ormai dominante in tutto il Veneto, così come nel resto del Paese (livelli attorno al 94% dei casi attualmente positivi, 97% in Veneto), per questo motivo la Regione amministrata da Luca Zaia ha lanciato il nuovo piano “Strategia per il rafforzamento dell’offerta vaccinale nel contesto dei focolai causati da variant of concern (voc) di Sars-CoV-2”.
È di fatto un aggiornamento del Piano di Sanità Pubblica della Regione, pubblicato sul BUR Veneto dopo l’approvazione in Consiglio Regionale: «l’importanza delle attività di sorveglianza epidemiologica e di screening, ampliando l’offerta di testing, al fine di monitorare opportunamente la circolazione virale di SARS-CoV-2 e di intercettare tempestivamente eventuali casi positivi, anche asintomatici», ha spiegato in Consiglio l’assessore alla Salute Manuela Lanzarin. L’elevata trasmissibilità della variante Delta ha consigliato alla gestione sanitaria del Veneto un approccio nuovo per “anticipare” il più possibile la malattia.
COME FUNZIONA IL NUOVO ‘PIANO’ DI REGIONE VENETA
Nello specifico, il piano messo a punto da Regione Veneto precede che nel caso di scoperta di un nuovo positivo alla variante Delta del Covid-19, sia attivato e un piano stringente di “contact tracing” che potrà coinvolgere gli altri inquilini del palazzo in cui il paziente vive, il suo quartiere, o il distretto di residenza. Il compito spetterà al Servizio Igiene e Sanità Pubblica con le seguenti specifiche indicazioni operative: «per tutti i contatti identificati valutare lo stato vaccinale; proporre attivamente la vaccinazione ai non vaccinati (nel caso di mancata adesione indagare le motivazioni, registrare eventuali esclusioni, proporre eventuale counseling breve); – proporre attivamente la vaccinazione a tutti i contatti al termine della quarantena. Ciò per individuare soggetti ancora non vaccinati, proponendo, nel rispetto della privacy, di sottoporsi all’immunizzazione». L’obiettivo in questo senso è proteggere tutte le persone esposte ad un rischio maggiore di forme gravi di malattia, conclude l’Assessorato regionale alla sanità, «tramite l’individuazione dell’ambito territoriale dove si è verificata la positività, per costruire un’area geografica di protezione vaccinale», ovvero «un ambiente di vita Covid-free». Al momento sono 2.569.960, il 53% della popolazione totale veneta, i residenti ad aver completato il ciclo vaccinale anti-Covid: almeno una dose il 61,9% della popolazione, finora è stato utilizzato il 96,5% delle forniture arrivate.