Lo scivolone su Hong Kong e Macao da parte di Versace ha creato un vero e proprio caso in Cina, costringendo l’azienda di moda a chiedere scusa. Una pioggia di polemiche hanno travolto nelle passate ore i media e i social orientali e le scuse dell’azienda, seguite da quelle del direttore artistico Donatella Versace potrebbero non bastare a chiudere quello che ha assunto le sembianze di un vero e proprio incidente diplomatico. Distribuzione e vendita delle t-shirt incriminate sono state sospese già da giorni ma le critiche non si placano, anche alla luce di come le due ex colonie, Hong Kong e Macao vendono vista dalle aziende straniere, pur appartenendo di fatto alla Cina. Ma le proteste non si sono svolte solo sui social: come spiega Il Giornale, da giorni c’è molta tensione in merito alla situazione di Hong Kong che ha spinto in tanti a scendere in strada paralizzando il traffico. Da giorni si stanno svolgendo manifestazioni contro governo e polizia, entrambi accusati di essere al servizio della Cina. In un editoriale del People’s Daily si legge che le scuse non sono sufficienti, perché quello di Versace è stato un errore “grave”, soprattutto in un periodo in cui il governo cinese sta combattendo contro “l’indipendenza di Hong Kong”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
CINA OFFESA, LE REAZIONI
Nonostante i capi Versace ritenuti dalla Cina offensivi siano stati ritirati, non si placa la polemica sollevata in seguito alla gaffe dai media di Pechino e dai social network. Su t-shirt e felpe Macao e Hong Kong venivano considerati indipendenti e non parte della Repubblica Popolare. Un errore grossolano di fronte al quale le scuse dell’azienda non sembrano bastare. La questione al centro della polemica fa riferimento ad un nodo profondo e radicale dell’identità della Cina, ovvero la sua sovranità nazionale, l’integrità del suo stesso territorio. Hong Kong e Macao sono Cina a tutti gli effetti e non può esserci business in grado di cancellare tale visione ben condivisa dall’opinione pubblica. Mettere in dubbio che le due ex colonie siano parte della nazione significa toccare un tabù delle autorità comuniste difficile da tollerare. Trattasi di una suscettibilità che, come spiega Corriere.it, è acuita dalla crisi di Hong Kong e dall’avvicinarsi del 70esimo dalla fondazione della Repubblica popolare. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
“NEGA SOVRANITÀ NAZIONALE”
Una gaffe a dir poco grossolana, quella avvenuta in Cina ad opera di Versace che ha commesso un imperdonabile errore su alcune t-shirt messe in vendita. Per i media cinesi, sulla linea di magliette sarebbe stata addirittura “negata” la sovranità cinese su Macao e Hong Kong ma l’intento dell’azienda, secondo quanto fatto sapere dalla stessa Donatella Versace, era tutt’altro. L’errore commesso riguarda da vicino le due regioni autonome, Macao e Hong Kong che però non sono state attribuite alla sovranità cinese ma sono indicate come stati indipendenti. A sollevare il caso sono stati i media locali e subito dopo è sconfinato sui social con interventi durissimi contro la casa di moda, a partire dall’attrice cinese Yang Mi che avrebbe deciso di interrompere la collaborazione con Versace, accusandola di aver voluto attentare all’integrità nazionale. Come spiega Tpi, la stessa azienda ha fatto sapere di aver ritirato le magliette dai negozi il 24 luglio scorso e di averle poi distrutte. Basterà questo, insieme alle scuse ufficiali, a ripristinare i rapporti con la Cina? (Aggiornamento di Emanuela Longo)
CAOS IN CINA DOPO GAFFE DI VERSACE
La casa di moda Versace è finita nella bufera, in Cina, per via di una t-shirt che avrebbe addirittura rischiato di colpire la sovranità del Paese. Un’ondata di polemiche si sono così abbattute sulla maison che è stata costretta ad intervenire per tentare di calmare gli animi. Sono quindi giunte addirittura le scuse pubbliche di Donatella Versace che è intervenuta con uno stato su Facebook. Ma cosa è successo di così grave? Se in passato era capitato a Dolce e Gabbana finire nella bufera per via di uno spot considerato offensivo (e che aveva portato alla sospensione di diverse sfilate), ora anche Versace deve fare i conti con una gaffe che ha rischiato di incrinare i rapporti con il Paese asiatico. Tutto è partito da una maglietta Versace sulla quale apparivano nomi di città con la nazione di appartenenza errata. Nel dettaglio, le città di Hong Kong e Macao non venivano citate come città cinesi. Quanto basta, insomma, per sollevare un vero e proprio caso nazionale con una maxi rivolta soprattutto sui social, costringendo ad un intervento ufficiale di Donatella Versace con uno stato Facebook di scuse.
VERSACE, CAOS IN CINA PER T-SHIRT: LE SCUSE DI DONATELLA
Nella t-shirt Versace, erano stampati i nomi di diverse città – capitali e grandi metropoli europee e americane – con accanto la nazione di appartenenza. Lo stesso però non è accaduto per Macao e Hong Kong, indicati come stati indipendenti ma appartenenti alla Cina. Un errore imperdonabile per il Paese orientale e che ha portato a reazioni forti, come quella dell’attrice cinese Yang Mi che ha deciso di interrompere la collaborazione con la casa di moda, accusandola di voler attentare all’integrità nazionale. Da qui l’interevento di Donatella: “Mi dispiace profondamente per lo sfortunato recente errore che è stato fatto dalla nostra azienda e che è attualmente in discussione su vari social media. Non ho mai voluto mancare di rispetto alla sovranità Nazionale della Cina ed è per questo che ho voluto chiedere personalmente scusa per tale imprecisione e per ogni problema causato”, ha scritto. L’azienda ha poi fatto sapere che sta verificando “le azioni per migliorare il modo in cui operiamo giorno dopo giorno per diventare sempre più coscienziosi e consapevoli”.